Ore 10.30. Il ritorno in classe per gli studenti delle scuole secondarie in Molise non è avvenuto senza conseguenze. A partire dal problema trasporti pubblici, che riguarda uno dei nodi principali sul tema sicurezza anti assembramento al fine di limitare la diffusione del contagio da coronavirus. Questa mattina autobus e pullman si sono presentati come nella immagine proposta in alto (navetta terminal-centro a Campobasso). Seppure i ragazzi avessero tutti la mascherina, molti erano in piedi e i contatti fra loro erano molto stretti in un ambiente chiuso. Proprio per situazioni del genere sono stati fatti appelli al fine di aumentare le corse e distribuire le presenze. Non è stato probabilmente sufficiente il provvedimento del sindaco Gravina consistente nell’attivazione di due bus di riserva. Quello della sicurezza sugli autobus è stato uno dei motivi che ha mosso centinaia di studenti a non presentarsi in classe, chiedendo la continuazione della didattica a distanza.
Diverse le adesioni nel capoluogo molisano, ma anche a Termoli. Al “Romita” di Campobasso, ad esempio, su una popolazione studentesca di circa 900 iscritti si sarebbero presentati appena un centinaio di ragazzi, che – togliendo il 25% di coloro per i quali era già prevista la dad – corrisponde a circa il 15% di quelli che sarebbero dovuti tornare in classe. Ci sono aule praticamente vuote, con appena 2-3 alunni. I giovani che sono rimasti a casa si sono comunque collegati con il proprio computer per seguire la lezione a distanza, ma il dirigente non avrebbe consentito la modalità “telematica” in quanto non era stata preventivamente richiesta e quindi non prevista. Per tale motivo chi non siede fra i banchi questa mattina sarà considerato assente. Il problema della sicurezza è stato contestato anche a Termoli. Pullman strapieni sono stati “immortalati” su altre corse come quella Guglionesi-Termoli e al terminal della cittadina costiera si sono verificati inevitabilmente dei forti assembramenti. Il dibattito va avanti da mesi e continua a dividere i genitori. Non è tanto la scuola in sé a preoccupare, intesa come attività didattica in classe, dove vengono rispettate una serie di misure, dal distanziamento all’uso obbligatorio della mascherina, dalla presenza contingentata ai percorsi separati, motivi per i quali insomma viene sostanzialmente considerata luogo sicuro. Piuttosto sono le situazioni e le attività di contorto che finiscono per creare opportunità di contatti stretti e frequenti, che in una situazione di emergenza sanitaria si intendono limitare con le regole dove non è sufficiente l’appello al senso di responsabilità di ognuno.
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