Fedeli in cammino, Campobasso rivive la Passione di Cristo

Ore 18.15. Un centinaio di musicisti, circa 700 componenti del coro, migliaia di presenza in strada e sui balconi dei palazzi per ammirare il passaggio del corteo: sono all’incirca i numeri della tradizionale processione del Venerdì Santo, che come di consueto a Campobasso ha preso il via dalla chiesa di Santa Maria della Croce, proseguendo per le strade del centro storico sulle note del Teco Vorrei. L’effige del Cristo defunto scortato simbolicamente al suo ‘sepolcro’, seguito dallo sguardo piangente della Vergine Addolorata, costituiscono il fulcro della processione che al tempo stesso è tradizione che si rinnova e che regala sempre molte emozioni a chi partecipa o vi assiste. Passaggio obbligato l’immancabile tappa davanti la casa circondariale, con la lettura della lettera del detenuto. Ricca e suggestiva come sempre, la processione del venerdì Santo di Campobasso è un momento in cui la comunità ritrova la propria identità, si stringe intorno alle proprie radici culturali e religiose, facendo venir fuori uno spirito di profonda solidarietà ed amore caritatevole.

La preghiera del detenuto. <<Madonnina mia, Tu che sei la mamma di tutti noi, ti preghiamo: ascolta le preghiere di questi tuoi figli peccatori che desiderano solo tornare ad una vita normale. A Te o Mamma Celeste che hai dato tuo figlio in sacrificio per noi, ogni giorno ti ringraziamo per tutto ciò che ci doni. Tu che sei Madre di Misericordia, Tu che sei la Regina, Tu che sei piena di grazia ti supplichiamo intercedi per noi. Tu che hai visto Gesù, tuo Figlio, morire in croce per salvare l’umanità apri i nostri occhi perché possiamo anche noi capire quel gesto avvenuto per colpa dei nostri errori. Ogni giorno con il cuore infranto dal dolore, dal rimpianto e dal rimorso, alziamo lo sguardo verso l’alto del Cielo pregandoti di illuminare le nostre menti e i nostri cuori. Tu Madre di tutte le madri, proteggi e benedici le nostre mamme che soffrono per la nostra lontananza, ti preghiamo fai in modo che possiamo riabbracciarle presto. La risurrezione di tuo Figlio possa portare nelle nostre anime una nuova luce di speranza e, una voglia di cambiamento che ci permetta di camminare per la dritta via che porta alla vita eterna. Amen>>

Il discorso dell’arcivescovo Bregantini davanti al carcere. «Ringrazio tutti dalle guardie alla direzione e l’attenzione di tutti è una vita spirituale intensa. Questa preghiera ne è il riflesso! Anche il dialogo che ho avuto in questi giorni, penso ieri lavando i piedi a loro, possono attestare  che il cammino è in crescita e che hanno un desiderio grande di essere riaccolti da tutti noi. Sta maturando nel mondo sociale e politico una nuova parola. Non basta una giustizia punitiva ma occorre una giustizia riparativa, lo ripeto la giustizia riparativa.  E’ la nuova frontiera della pastorale carceraria che affronta la società. Nella modifica dell’allargamento dell’articolo 21, perché ciò che loro soffrono sia di speranza per tutti. E’ bello a questo punto chiedere proprio al Signore che Dio ci dia la Grazia di capire gli spazi nuovi che vengono avanti. Questa esperienza vuole essere di speranza per tutti! Ecco perché il nostro cuore in questo momento va a tutti i sofferenti, gli ammalati, a coloro che sono nelle case di riposo, negli ospedali, fino in Svizzera. Perché non ci siano più i suicidi assistiti, ma ogni uomo che soffre abbia accanto una figura come Madre Teresa. L’appello che loro ci lanciano è proprio questo: non lasciateci soli. Come Maria non ha lasciato solo il figlio Gesù morente quando ai piedi della Croce lei c’era. Stabat Mater! Ecco perché vogliamo dire grazie a tutti coloro che in tutti i luoghi e modi sanno essere solidali. Un grazie in particolare io lo dico ai sacerdoti, ai diaconi, agli operatori, a tutti coloro che fanno assistenza. Grazie lo voglio dire alle autorità perché accolgano questi appelli. Un grazie a tutti voi. Che non ci sia mai il dito puntato ma la stima reciproca. Il dialogo l’ascolto il gioire del bene dell’altro e non l’invidia, non la gelosia, non l’accusa ma il sostegno nella dimensione, di una realtà sinodale che la diocesi sta vivendo anche per l’allargamento e la valorizzazione della Chiesa della Libera,  per il tempo dell’Adorazione Eucaristica. Per l’intensificazione della Casa degli Angeli come luogo di accoglienza e di sostegno a chi è ammalato nel corpo, a  chi non è nutrito, a chi è solo, a chi non ha difese. Uno sguardo immenso lo eleviamo ai giovani senza lavoro. Sono la realtà più grande, sono le lacrime più vive di questa statua della Vergine Maria. Anche questa mattina, come dicevo in Cattedrale, quante lacrime ho raccolto di ragazzi che non capiscono il perché per loro non ci sia lo spazio, perché loro siano lo scarto e perché la società degli adulti sia chiusa a loro e perché la politica non sia più snella  e più attenta! Ma anche a loro io mi rivolgo anche ai giovani perché non buttino via questo tempo ma lo valorizzino con realtà imprenditoriali che già ci sono in atto. Coraggiose ed innovative. Allargo gli orizzonti per ringraziare e sostenere tutte le iniziative per le nostre scuole. Abbiamo sofferto molto anche a livello istituzionale perché questo inverno per la realtà delle scuole chiuse o comunque costretti a fare i turni. Vorremmo veramente che sia al cuore di tutti la realtà della scuola, la cultura, le biblioteche. Come sempre pubblica resti l’acqua, che non sia mai privatizzata, ma sia sempre capace di dare alla realtà nostra un’esperienza grande. Ed ecco perché allora io lascio un pezzetto del mio dire a Paolo VI ed è il messaggio che con i Vescovi del Molise abbiamo rivolto a tutti voi. Traggo dal n° 32 della Populorum Progressi, questo sguardo di coraggio. cinquant’anni fa. “La situazione presente deve essere affrontata coraggiosamente e le ingiustizie che essa comporta combattute e vinte. Lo sviluppo esige delle trasformazioni audaci, profondamente innovatrici. Riforme urgenti devono essere intraprese senza indugio. A ciascuno di assumervi generosamente la sua parte, soprattutto a quelli che per   la loro educazione, la loro situazione e il loro potere si trovano ad avere delle grandi possibilità di azione. Che, pagando esemplarmente di persona, essi non esitino ad   incidere quello che è loro, come hanno fatto diversi martiri attuali!”. Con lo sguardo ai martiri Copti dell’Egitto dove il Papa si recherà a fine Aprile, tra qualche giorno. E allora noi abbiamo tratto da questo numero 32 un invito a delle trasformazioni audaci. Le indico con molta forza e profezia, ma insieme con dialogo reciproco.  Custodire l’identità dei nostri borghi, così belli in Molise, offrire una sanità, di qualità integrata, poiché connessi si lavora meglio e si offre di più. Riscoprire la bellezza delle nostre campagne difese però da un mercato che non rispetta la nostra tipicità. Accogliere i migranti, integrandoli; non andare a fare la spesa né a Pasqua né a Pasquetta perché anche le ragazze e le commesse hanno il diritto di fare anche loro la vacanza con i loro figli. E’ la loro pasquetta! Anche loro! Non devono essere violentate da noi che per comprare la camicie dobbiamo scegliere la pasquetta. E’ assurdo e indegno! Procedere nella riforma coraggiosa della GAM che è il cuore dell’industria della nostra terra. Certi dei sacrifici di oggi, saranno fecondi domani. Ai sacerdoti chiedo sempre di tenere alta la forza della parola perché la parola di Dio che cambia le comunità dando precedenza all’adorazione e alla preghiera. E ai giovani, chiudo, non si stanchino mai di sperare creando spazi di autoimprenditorialità! E uno sguardo permettete lo rivolgo al mondo! E’ indegna l’esultanza per la mega BOMBA che la realtà mediatica ha fatto. La realtà non è andata avanti ieri con la mega bomba, è andata indietro. Perché non è dando bombe che si risolve la problematica della Pace,  ma dando Pane. Vorremmo che ci fossero dei MEGA PANINI che scendessero sull’Afghanistan, non delle mega bombe. Questo è il punto! Oggi il mondo è, come lo ha definito san Francesco che guardando il lupo di Gubbio ha detto: “tu sei cattivo perché sei affamato”, capite? Il mondo se è cattivo non è perché è cattivo ma perché è affamato, perché ha fame di giustizia di verità, di lavoro, di dignità. Ecco perché bisogna raccogliere questo gesto di Maria vicino a Gesù: Stabat Mater. Noi vogliamo chiedere veramente alla Vergine Maria di benedire, di benedirci e di darci questo coraggio e questa forza di stare sempre vicini a chi soffre dando una carezza, alleviando le difficoltà asciugando le ferite, ascoltandone i gemiti.

Exit mobile version