Infiltrazioni malavitose, Libera: ‘Molise non è isola felice’

La Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta dall’onorevole Rosy Bindi, sarà domani a Campobasso per una verifica dello stato di salute del territorio molisano, in particolare della provincia di Campobasso, in relazione alle possibili infiltrazioni malavitose, di cui si sente parlare da tanti anni anche in Molise. “Quindi – sottolinea Franco Novelli, referente di Libera Molise – è un fatto estremamente positivo che la Commissione parlamentare nazionale antimafia venga e se viene nel nostro territorio provinciale è perché, presumiamo, dopo le segnalazioni continue da parte di organi istituzionali ma anche di quelle giornalistiche d’inchiesta (specialmente sulla stampa nazionale), ha percepito che questo territorio, apparentemente “terra felice”, va protetto e salvaguardato da infiltrazioni della criminalità organizzata e non, come pure da radicamenti di cosche del malaffare. Da più parti sentiamo ripetere le solite osservazioni: che cioè viste le condizioni complessivamente positive nella provincia di Campobasso, sotto l’aspetto della sicurezza pubblica, non ci siano rilevanti e preoccupanti fenomeni di criminalità organizzata, perché questi ultimi sarebbero frenati o impediti nel loro radicamento da un contesto generale che li ostacolerebbe, come per esempio l’assenza di grandi centri metropolitani, la debolezza annosa ed endemica del sistema economico molisano che non attrarrebbe investimenti da fuori regione, la popolazione relativamente modesta ed adulta nella nostra Regione. Di qui deriverebbe la constatazione che non ci sarebbero stabili organizzazioni criminose. Ma questa analisi appare debole, perché il nostro territorio regionale, confinante con regioni – Campania e Puglia – dove le mafie sono operanti da decenni e le documentazioni sono innumerevoli, corre continuamente il rischio di essere colonizzato dai gruppi criminali delle regioni finitime (la camorra campana e la quarta mafia pugliese ossia la sacra corona unita), ma anche di assistere alla nascita di clan localistici, che tendono naturalmente per loro vocazione illegale al controllo violento del territorio e delle attività produttive che in questo territorio, come in altri, si svolgono. Questa valutazione di merito, d’altra parte, trova la sua ragion d’essere nel fatto che il Molise e la provincia di Campobasso sono stati nel tempo terra di accoglienza o di momentanea ospitalità di latitanti mafiosi e camorristi, sicuramente collegati a individui soggiornanti obbligati, tra i quali ricordiamo l’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino, che nel 1985 è stato in soggiorno obbligato a Rotello, oppure Luigi Giuliano, il boss di Forcella, che è stato nel 1986 a Palata. Ricordiamo, inoltre, che già a partire dai primi anni Novanta del secolo scorso, dal versante della provincia di Benevento ci sono stati tentativi di infiltrazione da parte di un gruppo beneventano, nell’orbita del clan Pagnozzi, i cui interessi erano legati alla produzione di calcestruzzo e al settore del movimento terra. L’azione della Magistratura è stata rivolta alla tutela della proprietà di una cava contigua (di proprietà di una famiglia beneventana ma residente nel Molise) a quella del gruppo beneventano. E che dire, poi, delle investigazioni relative ai rifiuti tossici, sui quali l’attenzione della stampa nazionale (ed in parte anche di quella regionale) è stata cospicua ed insistente soprattutto all’indomani della desecretazione delle dichiarazioni del pentito casalese Carmine Schiavone, il quale ha indicato anche il Molise quale territorio adatto allo sversamento illegale di rifiuti tossici e pericolosi? L’ultima, in ordine di tempo, operazione investigativa denominata “Isola Felice” condotta dal Tribunale dell’Aquila, ha portato all’arresto di numerose persone, indagate per associazione di tipo mafioso, traffico d’armi, stupefacenti, riciclaggio di denaro ed estorsione. E quell’attività investigativa ha preso il via dalla cittadina adriatica molisana Termoli, con il ritrovamento di un arsenale all’interno di un’auto parcheggiata in un garage di una via centrale della cittadina adriatica. I beni confiscati sono stati cospicui ed appariscenti. Altro segno chiaro di infiltrazione mafiosa nell’economia locale è stato il recente provvedimento di confisca adottato dal’Autorità giudiziaria competente il 5 aprile scorso, riguardante un impianto di distribuzione di carburante Eni, con annesso bar gestito da due soggetti prestanome, inseriti in un’associazione criminale di stampo camorristico di Secondigliano (Na). Si registrano frequenti episodi di intimidazioni e racket ad attività commerciali; usura, sequestri di sostanze stupefacenti e preoccupante aumento di consumo di esse tra la popolazione giovanile. Non ultima, c’è la questione relativa agli appalti pubblici e alle ingerenze delle organizzazioni criminali nella pubblica amministrazione. L’inchiesta romana, denominata Mafia capitale, condotta dalla DDA di Roma, ha stroncato subito anche qui in Molise il tentativo di un sodalizio criminoso romano di inserirsi nell’appalto per la gestione del centro di accoglienza di immigrati presso il Comune di San Giuliano di Puglia, noto per il crollo della scuola elementare causato dal terremoto del novembre 2002, dove sono morti 27 bambini e una delle loro maestre. Ebbene, l’impianto di queste valutazioni ci suggerisce che il Molise non è affatto terra felice, ma territorio di conquiste appetitose. Certo, ci sono reazioni e forme di mobilitazione da parte dei cittadini e di numerose associazioni, ma questo non è sufficiente ad evitare che il Molise e la provincia di Campobasso diventino concretamente terra conquistata dalle cosche malavitose. In particolare, noi di Libera esprimiamo la nostra preoccupazione per il rischio costantemente presente di chiusura dei Tribunali di Campobasso e di Larino. Siamo increduli e costernati per la chiusura di presidi di polizia (l’ultimo il Commissariato Polstrada di Larino). Come pure siamo allarmati per l’accorpamento del Corpo forestale dello stato con l’Arma dei Carabinieri, soppressione che sicuramente priva il territorio, anche molisano, di uno specifico autonomo corpo di vigilanza e tutela che può spalancare le porte alle illegalità e alla sicura distruzione del patrimonio boschivo, forestale, della flora e della fauna ad esso connaturato. Chi provvederà a vigilare in questi ambiti? Chi perseguirà quanti tentano di distruggere il territorio. Questi sono tutti segnali che vanno nella direzione di aprire le porte della nostra regione alle illegalità e alle penetrazioni violente e malavitose, pur riconoscendo ed apprezzando il quotidiano lavoro delle Forze dell’Ordine, che pur nell’esiguità del personale più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali, cercano di assicurare la sicurezza sul territorio. Ci auguriamo, noi di Libera Molise, che tutto questo cada sotto gli occhi e i riflettori della Commissione nazionale parlamentare antimafia per il bene di tutta la regione Molise e dei suoi cittadini”.

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