Impastato, al Cineforum la memoria del giornalista ucciso dalla mafia

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio il cadavere del giornalista di Cinisi, in provincia di Palermo, fu fatto saltare con del tritolo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, così da far sembrare che si trattasse di un fallito attentato suicida. 39 anni fa, dunque, moriva Peppino Impastato. Lo avevano massacrato in un casolare, ma furono gli amici di Peppino, il giorno dopo la sua morte, a recarsi sul posto per cercare eventuali prove e tracce non prese in considerazione dagli inquirenti. Raccolsero i brandelli del corpo, lasciati sul terreno, alla mercé dei corvi, e scoprirono, dentro il casolare, un sedile in muratura, dove alcune pietre erano sporche di sangue. Il sangue del giornalista che aveva sfidato la mafia. Il Centro Studi Agorà e Un Mondo d’Italiani, quotidiano internazionale diretto da Mina Cappussi e rivolto agli italiani nel mondo, dedicheranno l’appuntamento settimanale, ormai fisso, con il “Cineforum place of ideas”, insieme ai volontari del Servizio Civile, all’Aem e al comune di Bojano, assessorato alla Cultura, alla celebrazione dell’anniversario della morte di Peppino Impastato, con la proiezione del film “I cento passi”, prodotto nel 2000, regia di Marco Tullio Giordana. L’appuntamento è fissato per giovedì 11 maggio alle 11, presso la redazione del quotidiano in piazza Giovanni Paolo II – Terre Longhe. La visione del film sarà seguita, come di consueto, dal dibattito, condotto da Matilde Muccilli e Giovanni Malatesta. La grafica è di Massimiliano Rossi. Il titolo del film fa riferimento al numero di passi che occorre fare dalla casa di Impastato a quella del boss mafioso, Don Tano Badalamenti. Il film di Giordana ha ricevuto il premio come miglior sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia e il palermitano Luigi Lo Cascio ha ricevuto il David di Donatello come miglior attore protagonista, mentre migliore attore non protagonista è Tony Sperandeo. Peppino Impastato conosceva la mafia molto da vicino: era solo un bambino, quando si rese conto che i suoi parenti facevano parte del clan mafioso della città. Il marito di sua zia, Cesare Manzella, era un boss importante. La morte violenta di questi, saltato in aria su una Giulietta Alfa Romeo all’interno della quale era stato messo un ordigno esplosivo, catapultò Peppino fuori dal cerchio protetto dell’infanzia. Suo padre, Luigi, aveva un amico che era il numero uno di Cosa nostra, Tano Badalamenti. Ma Peppino diede fastidio a cosa nostra. E Tano Badalamenti diventò il mandante del suo assassinio. L’ordine dei giornalisti attribuì a Peppino la tessera di giornalista, 20 anni dopo la sua morte, ma con decorrenza dal 9 maggio, dopo che il processo dimostrò che fu ucciso dalla mafia, su mandato di Gaetano Badalamenti e smentì definitivamente l’ipotesi iniziale che potesse essere stato lui l’autore di un attentato terroristico di cui egli stesso sarebbe rimasto vittima. Il giovane Impastato, pur non essendo giornalista, aveva scritto articoli di denuncia, uno dei quali era intitolato “La mafia è una montagna di merda”. Nel 1976 Peppino fonda Radio Aut, autofinanziata, dai cui microfoni attacca i crimini mafiosi, fa nomi e cognomi, arriva a denunciare Gaetano Badalamenti, che ha soprannominato “Tano Seduto”, leader nel mercato della droga. Due anni dopo aver fondato la radio, si candida alle elezioni comunali di Cinisi, ma non fa in tempo a sapere i risultati delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti da parte della mafia siciliana, viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Pochi giorni dopo, i cittadini lo votano lo stesso, eleggendolo simbolicamente al Consiglio comunale. La notizia della sua morte passa in secondo piano perché nella mattina del 9 maggio viene ritrovato a Roma, in Via Caetani, il corpo del politico Aldo Moro, rapito due mesi prima dalle Brigate Rosse. A Bojano, la scelta di ricordare un giornalista scomodo, un episodio triste della storia recente d’Italia, un caso insabbiato da indagini approssimate e un esempio di attentato alla libertà di stampa di grande attualità, dopo il divieto imposto dalle autorità turche, lo scorso 29 aprile, di accedere a tutte le versioni linguistiche di Wikipedia, ledendo il diritto di milioni di persone a poter usufruire di informazioni storiche, culturali e scientifiche neutrali e munite di fonti verificabili. Il consueto appuntamento con il Cineforum Un Mondo d’Italiani Place of Ideas è alle 11 a Terre Longhe. Il successivo appuntamento riguarderà uno dei misteri irrisolti della storia nazionale e vedrà la presenza di docenti universitari ed esperti.

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