Bomba d’acqua dopo l’inferno di fuoco, non c’è pace per il Basso Molise

Quando si dice che il troppo stroppia. Dopo l’inferno di ieri, seppure la situazione è tornata sotto controllo grazie all’incessante lavoro di Vigili del Fuoco, Protezione Civile, volontari e di tutti gli altri operatori coinvolti per domare gli incendi che hanno devastato il Basso Molise, un pò di pioggia avrebbe certo aiutato – magari il giorno precedente sarebbe stato ideale – a bonificare le zone interessate dalle fiamme e ancora a rischio. Ed ecco che, neanche il tempo di fare una stima dei danni, su Termoli e i territori limitrofi si è scatenata una bomba d’acqua, causando allagamenti, smottamenti, danni a raccolti agricoli e lidi. Le temperature roventi si sono abbassate ma a caro prezzo.

I danni degli incendi. Prima della pioggia, che è iniziata a scendere dal primo pomeriggio di oggi, la terra nell’area industriale di Termoli in alcuni punti ancora fumava. Migliaia di ettari di vegetazione divorati dall’incendio hanno lasciato il posto ad uno scenario simile ad un campo di battaglia. Un capannone è stato danneggiato, così come bidoni e pneumatici a ridosso di alcune aziende sfiorate dall’incendio. Persino i segnali stradali hanno subito danni a causa del calore. Decine e decine gli interventi a cui sono stati chiamati i Vigili del Fuoco fra Termoli, Campomarino, Portocannone e Guglionesi. Questa mattina solo un paio di interventi non particolarmente rilevanti. Allo stabilimento Fiat, interamente evacuato durante l’incendio, il lavoro è regolarmente ripreso nella tarda serata.

La bomba d’acqua. Nel primo pomeriggio, come peraltro previsto dal meteo, è iniziata a scendere la pioggia, che ben presto si è trasformata in un secondo capitolo dell’inferno, quello d’acqua. A Termoli molti tombini sono saltati e qualche automobilista è rimasto impantanato nel fango e nei piccoli torrenti che si sono creati lungo alcune strade. In via Trigno e in via Giappone due alberi sono caduti, mentre nei pressi del porto le precipitazioni hanno causato uno smottamento di terreno. Alcuni bidoni dell’immondizia sono stati rovesciati. Danni ai campi agricoli a Palata dove il paese è stato colpito da una violenta grandinata. Residenti costretti a chiudersi in casa e nelle attività in attesa che passasse il peggio, ma i raccolti hanno subito pesanti perdite. Danneggiati anche i tetti di vecchie abitazioni.

La condanna di Acerbo (Prc-Se): ‘Gli operai Fiat hanno rischiato grosso’. Dure le parole del segretario Prc-Se, Maurizio Acerbo, per il presunto ritardo con cui è stata ordinata l’evacuazione dello stabilimento Fiat nella giornata di ieri. “Il metodo Marchionne di spremere i lavoratori fino all’ultimo secondo utile viene applicato in Fca anche quando l’incolumità dei lavoratori è oggettivamente a rischio. Ieri, nella zona industriale di Termoli (CB), si è sviluppato un incendio di grandi proporzioni, che ha coinvolto lo stabilimento Fca dove le fiamme si sono sviluppate in alcune aree della fabbrica. Il pericolo era evidente, eppure la dirigenza dello stabilimento di Termoli ha ritenuto di far proseguire le attività produttive ed addirittura di far entrare i lavoratori del secondo turno. Solo diverso tempo dopo è stato lanciato l’ordine di evacuazione dell’intero stabilimento, quando ormai le fiamme avevano coinvolto alcune aree della fabbrica. Cosa sarebbe accaduto se le fiamme, favorite dai forti venti di scirocco, avessero coinvolto serbatoi e impianti pericolosi? Non vogliamo nemmeno immaginarlo e per fortuna nessun lavoratore si è fatto male. Ma non si può sottacere l’ingordigia e la protervia del management Fca, che anche davanti ad un fronte di fuoco che minaccia la fabbrica e l’incolumità dei lavoratori impone la prosecuzione delle attività. Dopo la disastrosa alluvione del 2003, che già aveva messo a repentaglio la sicurezza dei lavoratori dello stabilimento Fca di Termoli; dopo questa nuova emergenza che sarebbe potuta finire con esiti ben più gravi, è il metodo Marchionne che pone i lavoratori, le persone come semplici strumenti di produzione che deve essere contrastato. Perché dopo questo nuovo (e solo per fortuna non tragico) evento, è ancora più evidente che per la Fca di Marchionne i profitti vengono prima di tutto e perciò, pure di fronte ad una emergenza “lo spettacolo (della produzione) deve continuare”. Bene hanno fatto la Fiom ed i sindacati di base a mettere istituzioni ed azienda di fronte alle proprie responsabilità. Ci uniamo a loro e a tutti i lavoratori, che meriterebbero ben altra considerazione: quella che si deve a uomini e donne in carne ed ossa che devono tornare a casa incolumi e non trattati da strumenti di produzione da spremere fino all’ultimo secondo utile“.

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