Proroga cigs ai lavoratori Gam, Cgil: ‘Passo importante ma non esaustivo’

“La proroga annunciata per un altro anno della cassa integrazione a valere sulla GAM rappresenta una positiva notizia: l’emendamento approvato in commissione lavoro al Senato dovrebbe garantire un piccolo respiro aggiuntivo per le maestranze da anni coinvolti nel processo di riorganizzazione della filiera avicola”. E’ il commento dei segretari regionali di Cgil Sandro Del Fattore e Franco Spina in merito alla proroga di un anno di cigs ai lavoratori Gam approvata in Commissione al Senato.” E’ del tutto evidente però che tale provvedimento rappresenta una goccia in un mare di problematiche sia connesse alla stessa GAM (piano di rilancio da parte di Agricola Vicentina), sia legate alla mancanza di lavoro e alla fine degli ammortizzatori sociali per migliaia di ex lavoratori impegnati presso altre aziende dentro e fuori l’area di crisi complessa e semplice. Di fatti, ad oggi, dopo la riforma Fornero e le ulteriori norme sul Jobs Act, il sistema degli ammortizzatori è stato completamente rivisto in senso peggiorativo. L’idea di Fondo del Governo si basava sulla certezza che, a fronte di riforme liberiste e flessibili del lavoro, ad es. abrogazione art.18, ampliamento dell’utilizzo dei voucher, unito a misure per l’incentivazioni alle assunzioni, bonus assunzionali, sgravi contributivi, ecc., il sistema produttivo italiano sarebbe tornato a correre e a rioccupare milioni di lavoratori che negli ultimi 5 anni sono stati espulsi dai cicli produttivi. Tutto questo non è avvenuto come dimostrano i dati Istat, a tal punto che in molte realtà (in particolar modo al sud) si è pensato di affrontare la crisi eccezionale con strumenti ritenuti altrettanto eccezionali come la predisposizione di aree di crisi complesse e semplici, patti per il sud e da ultimo con il decreto sul mezzogiorno. Tutti strumenti che al momento devono ancora dimostrare la loro validità dovendo entrare nella fase di realizzazione. Questi strumenti produrranno effetti a lungo termine, i risultati occupazionali li avremo mediamente tra 24/36 mesi almeno dalla conclusione di tutte le procedure previste a partire da quelle inerenti il cofinanziamento pubblico. I tempi della ripresa quindi, non coincidono con i tempi dei lavoratori e disoccupati, gli strumenti di sostegno (cassa integrazione, Mobilità, Naspi) di cui godono i lavoratori coinvolti, sono scaduti o in via di scadenza. Solo per l’area di crisi complessa, le maestranze interessate dal 2008 ad oggi sono circa 4 mila a cui bisogna aggiungere quelli dell’area di crisi semplice e tutti coloro che pur non rientrando nelle due aree di crisi, sono rimasti incolpevolmente fuori dai processi produttivi e hanno diritto parimenti a strumenti di sostegno al reddito. E’ opportuno precisare che i lavoratori o i disoccupati non vogliono essere assistiti a prescindere, la priorità deve essere la costruzione di opportunità di lavoro ma, nel mentre si attivano strumenti capaci di affrontare l’emergenza occupazionale, è del tutto evidente che occorre pensare anche a strumenti lunghi a sostegno dei lavoratori coinvolti in tali processi almeno per tutta la durata prevista nei piani di rilancio. La politica del “pensiamo ad oggi e poi si vedrà” non può appartenere a chi ha il compito di programmare e governare il Molise e l’Italia. La CGIL da tempo sostiene la necessità che il Governo Nazionale riveda le proprie politiche sul lavoro e sul diritto di cittadinanza anche attraverso interventi a sostegno del reddito. Vanno individuati ammortizzatori in grado di coprire tutta la fase di crisi e non solo qualche periodo come avviene in queste ore. E’ scandaloso che ad esempio per salvare alcuni istituti bancari si costituisca in pochissimo tempo un fondo miliardario senza indugio e senza remore nei confronti dell’Europa e non si costituisca altrettanto in fretta un fondo con risorse nettamente inferiori per garantire un sostegno ai lavoratori e cittadini in difficoltà. Senza una adeguata copertura, a partire da fine 2017, migliaia di lavoratori in Molise resteranno senza alcun sostegno accelerando in tal modo, una crisi sociale senza precedenti, altro che ripresa e rilancio futuro. Le risorse quindi si possono trovare, la CGIL ribadisce ancora una volta che le sole risorse eventualmente destinate alle Regioni per le altrettanto eventuali deroghe sono del tutto insufficienti a garantire l’intero fabbisogno, si rischia di dover creare odiose e improprie distinzioni tra lavoratori. Per queste ragioni chiediamo al Governo regionale e alla delegazione parlamentare tutta di incalzare come sta facendo il sindacato a tutti i livelli il Governo nazionale su questi temi, eventualmente anche attraverso azioni congiunte con le altre Regioni coinvolte in processi di crisi, fermo restando che qualora non si giungesse ad una risposta concreta, oltre al sindacato sarebbe utile una mobilitazione anche delle istituzioni in difesa dei propri cittadini e lavoratori. Per quanto attiene al Molise, altrettanto occorre precisare che pur apprezzando l’avvio di alcuni bandi regionali, continuiamo a sostenere che le risorse destinate alle politiche attive e passive sono insufficienti, serve un opera di recupero di risorse verificando bene la destinazione anche di quelle che pur appartenendo al vecchio contratto d’area Molise interno, sono al momento impegnate per altri scopi senza alcuna giustifica legata alla creazione di nuova occupazione”.

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