Operazione ‘Grido d’aiuto’, condannato il ‘secondino’. Assoluzioni per cinque imputati

Ore 16.45. Fece molto clamore all’epoca nell’opinione pubblica l’operazione antidroga nota come ‘Grido d’aiuto’ condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Campobasso che il 4 giugno 2012 portò all’esecuzione di nove misure cautelari e nove denunce a piede libero dopo aver scoperto un articolato giro di spaccio di stupefacenti fra il capoluogo e i comuni limitrofi e che interessava anche la Campobasso ‘bene’, con persone incensurate fra gli indagati e diversi consumatori individuati in dipendenti di enti pubblici. Oggi al termine del processo di primo grado presso il Palazzo di Giustizia di Campobasso il collegio penale presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato ha condannato uno degli imputati, 48enne, incensurato e all’epoca agente penitenziario nel carcere di Larino, a due anni e due mesi di reclusione (assolto per tre capi di imputazione su cinque) e ha assolto altri cinque, tutti ultratrentenni, perché il fatto non sussiste. Il pm aveva chiesto per tutti condanne per oltre due anni di reclusione, evidenziando che le intercettazioni, prodotte in udienza, facevano rilevare un messaggio criptico fra gli indagati per nascondere l’attività di spaccio. “Ho dimostrato – ha spiegato l’avvocato Gianfederico Cecanese, difensore di una delle persone assolte, – non solo che non vi era nessun messaggio criptico ma che non vi fosse la prova che la sostanza rinvenuta dagli inquirenti fosse configurabile come sostanza stupefacente”. Oltre a Cecanese, il collegio difensivo era composto dagli avvocati Fabio Del Vecchio, Maria Assunta Baranello, Giuseppe De Rubertis, Salvatore Fratangelo. La posizione di altri soggetti coinvolti nell’inchiesta era stata già definita in precedenza sia in fase di dibattimento sia con riti alternativi (abbreviato e patteggiamento). Come si ricoderà, le indagini dei Carabinieri, durate per circa a un anno e definite con gli arresti del 2012, diedero un duro colpo al mercato della droga locale che riguardava la città di Campobasso e le zone limitrofe. Fra gli indagati sottoposti a misura cautelare c’era anche l’agente della Polizia Penitenziaria, mentre fra i consumatori, come constatato dai militari sulla base delle utenze telefoniche, vi erano anche dipendenti di enti pubblici. La droga finita sotto sequestro e destinata allo spaccio comprendeva hashish, eroina, cocaina, ecstasy.

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