Festa Repubblica, Toma: ‘Pilastro per democrazia e Costituzione’. Patriciello: ‘Passo decisivo verso l’Ue’

Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum con il quale gli italiani vennero chiamati alle urne per decidere quale forma di Stato, monarchia o repubblica, dare al Paese. Fu anche la prima votazione a suffragio universale indetta in Italia. Il risultato della consultazione popolare fu di 12.717.923 voti contro 10.719.284 a favore della repubblica e venne comunicato il 10 giugno 1946, quando la Corte di cassazione dichiarò, dopo 85 anni di regno, la nascita della Repubblica Italiana. Oggi 2 giugno, Festa della Repubblica, si celebra in tutta Italia la ricorrenza. Di seguito i messaggi istituzionali.

Toma. «Il 2 giugno, settantaduesimo anniversario della nascita della Repubblica, non è una festa qualunque. È la “festa delle feste”, quella che per il popolo italiano e le sue istituzioni democratiche è il simbolo dell’identità nazionale. È il giorno in cui va riaffermata la nobile appartenenza alla Patria. È importante, perciò, ribadire il primato del 2 giugno e avere la consapevolezza che questo è il giorno in cui trovano sintesi le peculiarità di tutte le altre ricorrenze nazionali. E’ una festa duale, perché attraverso di essa ricordiamo due dei più importanti pilastri sui quali è stata edificata la nostra democrazia. Il primo è l’opzione repubblicana che il 2 giugno 1946 milioni di italiani vollero fare in scienza e coscienza, opzione che, tra l’altro, registrò per la prima volta in Italia il voto delle donne; il secondo pilastro è quel meraviglioso atto deliberativo che l’Assemblea costituente ci consegnò qualche tempo dopo, il 22 dicembre del 1947, e che ha assicurato al Paese, in questi settantuno anni, una convivenza civile e democratica. Quell’atto è la Costituzione, la Magna Carta della storia del nostro popolo. Mi piace qui ricordare una frase dell’on. Piero Calamandrei: «La Repubblica non fu e non doveva essere soltanto un cambiamento di forma di governo: doveva essere, e sarà, qualcosa di più profondo, di più sostanziale: il rinnovamento sociale e morale di tutto un popolo; la nascita di una nuova società e di una nuova civiltà». In effetti, la Repubblica e la Costituzione non furono soltanto un evento grandioso di democrazia, la scelta di un popolo che reclamava l’idea di un’Italia migliore dove tutti avessero in egual misura diritti e pari opportunità. Repubblica e Costituzione furono allora uno scrigno di valori, una visione lungimirante che ancora oggi è lì a dimostrare la sua freschezza e la sua attualità. La mia generazione ha avuto la fortuna di crescere in un Paese senza guerra, prospero, tollerante, solidale. Sembra che tutto ciò sia avvenuto in modo naturale, ma non è così. Democraticità, sovranità popolare, inviolabilità dei diritti, uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale, diritto al lavoro, riconoscimento delle autonomie locali, tutela delle minoranze linguistiche, libertà religiosa, sviluppo della cultura, della tutela ambientale e del patrimonio storico ed artistico, ripudio della guerra come strumento di offesa, riconoscimento di collaborazioni internazionali non sono principi nati per caso, ma frutto del lavoro di uomini che pensarono all’Italia dei loro figli, dei loro nipoti, dei loro pronipoti e immaginarono per loro un Paese civile e moderno. Noi dobbiamo sforzarci affinché il 2 giugno non sia solo il momento del ricordo, della celebrazione, sentimenti che trovano comunque la loro legittimazione in ciò che oggi celebriamo. Il 2 giugno deve essere il giorno in cui noi riaffermiamo la nostra convinta adesione alla Repubblica e alla sua Costituzione e agli alti principi di cui quest’ultima è portatrice. Principi che vanno letti e riletti, pensati, approfonditi, meditati, riscoperti, e che devono corroborare il nostro agire quotidiano di donne e uomini liberi in un Paese, in una regione che riteniamo possano ancora essere ricchi di opportunità per i cittadini. Noi abbiamo il dovere morale di trasmettere ai nostri figli, con il nostro esempio, questo patrimonio inestimabile di valori, come i nostri padri hanno fatto con noi. Viva la Costituzione, viva la Repubblica, viva l’Italia».

Patriciello. “Celebrare la Festa della Repubblica significa rinnovare la scelta democratica e repubblicana compiuta con il referendum del 1946, una data che ha segnato in positivo il percorso storico del nostro Paese. Occorre essere fieramente consapevoli del cammino di crescita e sviluppo avviato all’indomani del secondo conflitto mondiale, così come bisogna sempre ricordare il grande contributo fornito dall’Italia all’avvio del processo di integrazione europea ed al conseguente rafforzamento della pace e della cooperazione tra Stati nel continente. I valori su cui si fonda la nostra Repubblica sono, oggi come allora, patrimonio comune di tutti i cittadini e di ogni istituzione democratica. Da questo punto di vista l’Unione Europea rappresenta l’orizzonte naturale verso cui orientare il futuro percorso politico, poiché è in Europa che si compie pienamente il cammino del nostro Paese”. Questo il messaggio di Aldo Patriciello, europarlamentare molisano e membro del Gruppo Ppe al Parlamento Europeo, in occasione della Festa della Repubblica.

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