“Il tetto della Cattedrale poteva crollare sui fedeli”. Tempi lunghi per la riapertura al culto. (Fotogallery)

“Poteva consumarsi una tragedia, il soffitto rischiava di crollare addosso ai fedeli”. Sono parole che fanno rabbrividire quelle pronunciate nel corso della conferenza stampa tenuta questa mattina nella Sagrestia della Cattedrale di Campobasso per spiegare i motivi della necessaria chiusura della Santissima Trinità nelle scorse ore, allarmando migliaia di cittadini, e l’avvio di interventi di messa in sicurezza per evitare ulteriori danni. Quando i tecnici hanno sfondato la pietra per verificare lo stato dei tiranti alla base del tetto della Cattedrale, la situazione è apparsa più drammatica del previsto. Non solo è stato accertato il cedimento delle due “saette”, ossia le due travi che sorreggono, insieme ad un’altra centrale rimasta in piedi, la parte superiore del tetto (quella pendente, per intenderci), ma le sottili “braccia” in acciaio che vanno da un cornicione all’altro per mantenere la struttura in equilibrio erano allentate. Ciò ha comportato da una parte l’abbassamento della capriata di una quindicina di centimetri, dall’altro il paventato rischio di un improvviso collassamento della stessa e il crollo del soffitto sulla navata centrale della chiesa. Ossia quella occupata dai fedeli durante la messa. Una cosa è certa: ci vorranno mesi prima che la Cattedrale tornerà fruibile ai fedeli, almeno per quanto rigurda gli eventi liturgici. Sarà a disposizione in alcuni giorni e orari per le confessioni, per le attività di servizio e per quelle sociali/didattiche (corsi catechismo, scout, ecc.) Per il resto il punto di riferimento, comprese le messe di Natale e Capodanno, sarà la chiesa di Santa Maria della Croce. “Non è ipotizzabile al momento stabilire la durata di tale disagio – ha affermato il Vescovo Giancarlo Bregantini – ma va sottolineata la grande azione di solidarietà fra le istituzioni”. Il degrado, ha sottolineato don Michele Tartaglia, si è sicuramente accumulato nel tempo, probabilmente dovuto fra le altre cose a umidità e infiltrazioni d’acqua, e non è escluso che l’ultima forte ondata di maltempo abbia costituito la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso. Anche se qui si parla di cedimento, che al momento ha riguardato solo la parte interna del tetto. Tutta la zona centrale è stata transennata e gli operai sono già al lavoro per completare la prima fase, ossia la messa in sicurezza provvisoria. Il nuovo progetto, illustrato dall’ingegnere Ernesto Minucci, prevede la ricostruzione del tetto, che sarà più leggero, con nuove corde in acciaio e travi in legno lamellare. Progetto che prevede un importante impegno di fondi. Chi li stanzierà? “Ci affidiamo principalmente a due strade – ha aggiunto Bregantini. – La prima riguarda la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali. La seconda riguarda la Cei. In un momento successivo, dopo aver avuto contezza delle risorse necessarie e di quelle già concesse, auspicheremo un contributo anche da Comune, Regione e privati”. In questo contesto si inserisce anche il restauro delle opere contenute nella Cattedrale. “L’Ultima cena e La moltiplicazione dei pani e dei pesci di Amedeo Trivisonno – ha spiegato il vice parroco don Marco Filadelfi – sono fortemente danneggiate, contiamo di ottenere ulteriori fondi per un loro recupero”.

(nella foto interna da sinistra: don Peppino Cardegna, don Marco Filadelfi, don Michele Tartaglia, Monsignor Giancarlo Bregantini, il sindaco Antonio Battista, l’ingegnere Ernesto Minucci; in basso alcuni particolari sul cedimento del tetto e il progetto)

 

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