Il bazar della droga di via Romagna, giornata di interrogatori in carcere per gli arrestati

Ore 17.30. Svolgeva l’attività di spaccio in maniera reiterata davanti alla figlia minorenne, tavolta coinvolgendola nella preparazione e nel confezionamento dello stupefacente. Sarebbe un passaggio scritto dal gip del Tribunale di Campobasso Veronica D’Agnone per motivare le esigenze cautelari in carcere a carico di Filomena D., 38enne campobassana, arrestata venerdì scorso nell’ambito dell’operazione antidroga “Drug Market” e interrogata questa mattina nella sezione femminile della casa circondariale di Foggia per rogatoria. La donna, assistita dall’avvocato Carmine Verde, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. “Le contestazioni sono molte, dobbiamo studiare nel dettaglio il fascicolo prima di agire”, ha spiegato il legale. Per ora la 38enne resta in carcere, anche perché il giudice – molto probabilmente – aveva già escluso la possibilità dei domiciliari presso l’abitazione di via Romagna, considerata dagli inquirenti la base logistica del sodalizio nel quale sarebbe coinvolta un’intera famiglia. Nonostante la sua incensuratezza, spiegherebbe ancora il gip, la D. commetteva le azioni delittuose in maniera reiterata, entrando in contatto con soggetti di elevato spessore criminale. Nel fascicolo sono presenti le ricostruzioni fatte dai Carabinieri del Norm sui movimenti della donna. In più passaggi sarebbero riportate le azioni di preparazione riprese da una telecamera noscosta e alcuni colloqui che lasciano intendere che la droga fosse destinata alla vendita: “allora C. ha buttato quel bilancino… stiamo facendo con quest’altro” “fatti i calcoli a quaranta euro quanti soldi sono…” Oppure durante l’incontro con un altro indagato: “dice che gli hanno toccato la cocaina…l’hanno mischiata” “ma lui la tocca la cosa? non la deve toccare senno non lavorano più Mena..” “io questa la vendo come la dai tu” “brava fai bene“. Il faccia a faccia col gip di questa mattina ha aperto la settimana degli interrogatori di garanzia, che proseguiranno mercoledì per Christian D.V. e Giuseppe D.V., detenuti nel carcere di Campobasso, e per altri indagati confinati ai domiciliari. Genitori e figli coinvolti nella stessa attività, dove sembra che ognuno avesse un compito ben preciso, come una vera e propria azienda a conduzione familiare che però operava al di fuori delle leggi e dei sani principi, in un misto fra disagio sociale, lotta per la sopravvivenza e ricerca di un business che potesse sostenere un intero gruppo. Il fatto che alcune delle persone arrestate abbiano già precedenti per spaccio fa immaginare le difficoltà che potrebbero esistere nel momento in cui si cerchi un reale reinserimento sociale e come una debolezza, la tossicodipendenza, venga sfruttata per ritrovarsi qualche soldo in tasca. La conferma di un vasto consumo di cocaina in città ha aumentato le preoccupazioni delle famiglie campobassane, soprattutto di quelle con figli adolescenti, e se le stime del Procuratore D’Angelo sulla presunta esistenza di almeno una cinquantina di spacciatori a Campobasso si rivelassero reali le stesse famiglie non sarebbero da biasimare.

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