La storia di Giulia, prostituta minorenne salvata dalla strada da un poliziotto molisano. Lo ritrova dopo 20 anni e lo vuole come testimone di nozze

Violenza e prostituzione. Due parole che facilmente possono incrociarsi e sovrapporsi in una miriade di storie che abbiamo letto, ascoltato, magari subìto, e che rischiamo di dover sentire ancora. Storie che rimangono nascoste, che saltano fuori solo quando è troppo tardi, quando un epilogo tragico ci fa indignare e ci si domanda se poteva essere evitato. Ma anche storie che hanno un finale diverso, di donne che dopo aver ricevuto violenza dai loro aguzzini ed essere state per anni depredate nell’anima riescono a trovare un via di fuga, il coraggio di ribellarsi, la forza di andare avanti, la strada del riscatto. E’ la storia di Giulia (nome di fantasia), una ragazza minorenne che dopo aver lasciato il suo Paese dietro la promessa di un lavoro scopre l’inganno e viene costretta a prostituirsi, prima di trovare la salvezza in Alessandro (anche in questo caso useremo un nome di fantasia), un poliziotto molisano che riuscirà a tirarla fuori dalla strada e restituirle la dignità, al punto che lei dopo anni vorrà mostrargli tutta la sua riconoscenza con un bellissimo gesto. Ma veniamo ai fatti. Siamo a Bologna. La notte, i viali, donne dell’Est che si prostituiscono: è uno scenario consuetudinario per la Volante della Polizia, che deve fermare quelle ragazze, identificarle ed eventualmente invitarle a seguire gli agenti in Questura. Sostare su un marciapiedi, pur in abbigliamento succinto, non costituisce di per sè reato. Tra loro, però, una ha qualcosa di diverso. Ha lo sguardo smarrito, o meglio lo sguardo di chi spera di essere capita senza che sia costretta a raccontare. No, decisamente non era l’atteggiamento di eccessiva sufficienza che spesso contraddistingue molte altre in quel contesto. La ragazza è troppo intimorita e lo è ancora di più quando passa là davanti una BMW scura. Dopo alcuni minuti, il veicolo passa di nuovo. L’auto, ovviamente, non viene ignorata neppure dai poliziotti. Trascorrono i giorni e Giulia viene avvicinata da un agente in borghese in un luogo dove non si possa dare nell’occhio. Bisogna stare attenti all’auto scura. C’è il grande mercato che si tiene settimanalmente, in centro città. E’ un luogo ideale. L’incontro con la ragazza deve sembrare casuale. Bisogna conquistare la sua fiducia. Bisogna farle capire che il messaggio scritto sul suo volto è stato recepito. E che stavolta non ci saranno promesse con l’inganno, ma un aiuto reale. E fatti. Così accade. Giulia si fida di Alessandro e vuole condividere con lui la sua terribile esperienza. Racconta la sua storia, di quando, appena 17enne, venne avvicinata da un giovane ragazzo bosniaco nei pressi della scuola del suo piccolo paesino sulle Alpi della Slovenia. Per lei c’era l’occasione di un ottimo lavoro, una prospettiva di vita migliore, la possibilità di viaggiare in un Paese diverso e rientrate ogni tanto a casa dai suoi cari, magari aiutarli con i risparmi messi da parte. Era quello che le era stato raccontato. E che lei, con l’emozione agli occhi e l’adrenalina di una adolescente, forse ingannata anche dalla sua inesperienza, aveva già costruito nella mente durante il viaggio verso l’ignoto. Prima destinazione Francia, avrebbe dovuto lavorare in un ristorante. Così credeva. Perché la reale ragione che si celava dietro quelle promesse non è tardata a palesarsi. Reclusa in una stanza, racconta Giulia ad Alessandro mentre non riesce a trattenere le lacrime, i primi giorni erano segnati solo da digiuno e percosse, da percosse e digiuno, in un inferno reale materializzatosi da un bellissimo sogno svanito. Se avessi detto no a quel ragazzo, aggiunge piangendo Giulia. Ma non è colpa tua, la tranquillizza Alessandro. Il racconto continua. Viene portata in strada. Quello è il suo ristorante. Lì dovrà servire i suoi clienti. Una strada che non conosce. Non sa neppure in che città si trova. Lei però si mostra un soggetto difficile. Non vuole stare lì e non lo nasconde. Non lavora. Non incassa. Ancora percosse. Non ce la fa più. Un altro giovane “slavo” la nota. Si avvicina e parla con lei. “Voglio liberarti da questa vita”, le dice. “Voglio sposarti. Vieni via con me”. Lei, sbalordita, non crede a quello che sente, la 17enne briosa partita per la Francia è ormai una ragazza un pò più diffidente. Ma quel giovane ora rappresenta un’ancora di salvezza a cui Giulia si attacca per non andare a fondo. Non passa molto tempo prima che le sue speranze tornino a sgretolarsi. Chi diceva di aiutarla l’aveva ingannata. Viene portata in Italia e il suo destino rimane identico. Giulia si ferma qui. Si è resa conto di aver parlato molto con Alessandro, forse senza rendersene conto. Uno sfogo che è valso come una liberazione, seguito dalla consapevolezza di dover tornare all’inferno. Ma forse non per molto. Alessandro saluta Giulia. Passano i giorni, poi una domenica, intorno all’ora di pranzo, giunge una telefonata al 113. E’ lei. Chiede di poter parlare con quel poliziotto che l’aveva ascoltata per lunghissimi minuti. Lo descrive, non conosce il suo nome. Dopo qualche telefonata e qualche ricerca da parte della Centrale Operativa Alessandro viene rintracciato. Il suo pranzo con amici viene interrotto. Bisogna fare presto. C’è un nuovo incontro con Giulia, vengono acquisite tutte le informazioni possibili e utili alla Polizia. Dopo un pomeriggio ed una notte di preparativi, all’alba del lunedì successivo scatta la perquisizione nell’abitazione del possessore della BMW, un cittadino bosniaco nella cui abitazione vengono rinvenute pistole, passaporti contraffatti, mazzette di banconote false, documenti e diversi milioni di lire, frutto del lavoro delle “sue” ragazze. L’uomo e altre due persone vengono assicurati alla Giustizia, mentre quattro donne, compresa Giulia, vengono liberate dallo stato di schiavitù in cui vivevano e viene loro trovata sistemazione in una struttura adeguata. L’incubo è finito. Per Giulia, nonostante l’adolescenza segnata dalla violenza e dalla vergogna, può iniziare una nuova vita. Alessandro la incontra un’ultima volta. Quell’uomo, quel poliziotto, non l’aveva ingannata. Era la dimostrazione che poteva tornare a fidarsi delle persone. Poi le loro strade si dividono. Trascorrono oltre 20 anni. Giulia vive ormai tra le Alpi Slovene, nella sua città d’origine. Da cinque anni ha una nuova famiglia ma non si è ancora sposata. Vuole che il testimone del suo matrimonio e il padrino per il battesimo della sua bambina sia quel poliziotto conosciuto a Bologna. Inizia a cercarlo, i suoi vani tentativi durano cinque anni. Numerose le telefonate senza esito positivo, inutili anche le ricerche sui social network. Trovare qualcuno, conoscendone solo il nome di battesimo, è molto, molto difficile. Sembrava una partita persa. Finché un giorno decide di tornare a Bologna. Ricorda dove lavorava il poliziotto, si reca in Questura e chiede di lui. Nessuno riesce a darle le informazioni di cui ha bisogno, finchè un agente le dice che il poliziotto che sta cercando si è trasferito da tempo in un’altra città. Non è un agente qualunque. Anche lui, infatti, ha preso parte alle indagini di quella triste vicenda e con Alessandro sono rimasti ottimi amici. Si mette a disposizione e telefona al collega che da tempo è tornato nella sua Campobasso. La chiamata del suo amico da Bologna è una bellssima sopresa ma il bello deve ancora venire. Con lui infatti c’è Giulia che vuole parlare con Alessandro. La gioia da parte dei due protagonisti di questa storia è immensa. Giulia, testarda, è riuscita a trovarlo. E ora vuole ringraziarlo con uno dei gesti più significativi che abbia potuto pensare in quel momento. Lo vuole come testimone di nozze al suo matrimonio e come padrino per il battesimo della sua bambina. Alessandro non ci crede, non sa che dire, però la risposta a quella richiesta non trova il minimo dubbio nella sua testa: sì, ci sarò. E’ una risposta che non può che regalare felicità all’altro capo della cornetta. Partono i preparativi, quindi il viaggio in Slovenia, l’incontro e l’abbraccio con la donna che aveva salvato dalla strada. C’è qualche ruga in più nel volto di entrambi ma i tratti sono sempre quelli di oltre 20 anni fa. Sul volto di Giulia non c’è più lo sguardo impaurito, che ha lasciato spazio all’amore. Ha trovato un compagno che non l’ha ingannata, di cui ha potuto fidarsi. Proprio come era stato col poliziotto conosciuto in Italia. La doppia cerimonia è stata celebrata qualche giorno fa, in un borgo delle Alpi Slovene. Ha sancito una storia di riscatto, di una di quelle donne che purtroppo hanno subìto ma che sono riuscite a denunciare ed andare avanti. Forse la migliore storia della sua carriera, triste e bella allo stesso tempo, che Alessandro possa oggi raccontare.

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