Centro storico, svelato il “mistero” della maschera di argilla: serviva alla raccolta di acqua piovana

“Ho avuto l’occasione e la fortuna di conoscere Antonio, persona per bene, operaio onesto e riservato che abita nel cuore del centro storico e mi ha svelato il segreto della maschera di argilla che si trova in vico S. Bartolomeo nel borgo antico”. Paolo Morettini, presidente dell’associazione Centro Storico di Campobasso, presenta così l’ultima “scoperta” fatta al borgo vecchio. “La funzione della maschera, com’è allo stato attuale e come era due secoli fa, consisteva nella raccolta delle acque piovane per incalanarle in una cisterna ubicata all’interno del fabbricato e ottenere una preziosa riserva di acqua anziché provvedere al rifornimento recandosi presso le numerose fontane presenti nel borgo antico.

Una eccezionale invenzione per il riciclo dell’acqua che altrimenti si sarebbe dispersa. Il meccanismo, come mi ha spiegato Antonio, era semplice: la maschera era un raccordo del discendente proveniente dal tetto innescato per metà sulla testa e per metà collegato al “nasone” per la fuoruscita dell’eccedenza dell’acqua della cisterna. Sono stato ad ispezionare l’interno del fabbricato insieme ad Antonio e Peppe, altro operaio che abita anche lui nel cuore del borgo. Successivamente sono tornato, con il socio Antonio, e dall’interno è visibile il tubo collegato ad una vaschetta posta alla fine della canalina proveniente dal mascherone, che scaricava nel pozzo cisterna facilmente ostruibile con un ghigliottina o altro sistema che evitava l’ingresso dell’acqua. La casa sulla quale è posta la maschera è stata dimora di una famiglia nobile e benestante.

Infatti nello stesso fabbricato è stato rinvenuto un WC ricavato nel muro portante e dimostra che la nobile famiglia aveva due servizi preziosi e rari ma questo argomento è tema di approfondimento che mi riservo di pubblicare appena avrò notizie certe. Voglio ringraziare l’onesto cittadino che mi ha voluto svelare ciò che solo lui sapeva conoscendo il mio interesse per il borgo antico e Peppe, entrambi molto preziosi nell’ipotizzare soluzioni. Ottimo esempio che dovrebbe essere seguito dai tanti che hanno l’opportunità di conoscere particolari storie che aiuterebbero ad approfondire la millenaria storia del borgo antico. Il contributo popolare è fondamentale per conoscere tutto tutto ciò che non è scritto sui testi e di cui non si trova traccia negli archivi. Ringrazio infine i fotografi Paolo Cardone, Giovanni D’Elisiis e Stefano Di Maria”.

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