L’addio “rock” degli amici di Nicoletta, chiesa gremita per l’ultimo saluto alla “ribelle dal cuore d’oro”

Ore 18.30. Fa freddo a San Giuliano del Sannio. Un freddo che neanche un piumino imbottino col cappuccio a coprire la testa dal vento e da una spruzzata di neve riesce a regalare un minimo di sollievo. Il gelo che entra nelle ossa e nel cuore delle persone davanti alla chiesa di San Nicola non ha ragioni solo climatiche o meteorologiche, ma proviene da molte ore prima, da quando tutti hanno dovuto fare i conti con la consapevolezza – semmai qualcuno ne avesse ancora il dubbio – che la vita è preziosa ed è davvero attaccata a un filo. Nicoletta Valente non è più fra quelle persone. Almeno non lo è fisicamente, a parlare e ridere con loro. Il suo corpo riposa in una bellissima bara bianca. Due file di bikers le fanno da scorta. Lei amava le moto. Il corteo che segue è lunghissimo, neanche si vede la fine. Oggi non c’è motivo di ridere. Nicoletta sapeva farlo benissimo, tentare di imitarla appare a tutti un affronto, anche se lei probabilmente vorrebbe che almeno qualcuno ci provasse. La giovane parrucchiera che viveva a Vinchiaturo anche nei momenti di difficoltà sapeva rialzarsi, riusciva a vedere la luce. Purtroppo le luci dei fari di un’auto la notte fra Natale e Santo Stefano non le sono state amiche. Succede che la morte, quando si è circondati da tante persone da cui si è voluti bene, pronte ad aiutarti, debba agire in maniera fulminea. Succede anche che chi dovrebbe aiutarti magari non lo faccia, forse per quell’istinto di fuggire di fronte alla realtà, alle accuse e ai sensi di colpa. “Dobbiamo mettere da parte la rabbia – ha detto il parroco nel corso della sua omelia. – Il dolore in questo momento è comprensibile. Nicoletta e quello che è successo ci insegnano come non dobbiamo pensare tanto a quanto viviamo, perché non possiamo saperlo, ma piuttosto alla qualità della nostra esistenza. Dobbiamo saper preservare la nostra vita“. I genitori e il fratello seduti in prima fila guardano la bara o l’altare, ma spesso guardano nel vuoto. Parenti, amici, conoscenti tentano di far sentire il proprio, caloroso abbraccio di fronte a uno strazio che non trova avversari che possano batterlo. Nicoletta era un uragano. Così la ricorda una cugina parlando al microfono del leggio. Un uragano di vita. Che ha lasciato piacevoli segni in quella di tante persone. All’uscita dalla chiesa c’è ancora tempo e desiderio di piangere, ma le note che invadono il piazzale hanno un’anima rock. La musica che adorava mettere ad alto volume mentre si recava a lavoro. Una passione che incarna in un manifesto creato ad hoc dai suoi amici più cari. Palloncini bianconeri vengono liberati e fatti salire in cielo. Nicoletta era tifosa della Juventus. Il fratello guarda commosso e applaude, in tanti lo abbracciano. Il feretro può ripartire, stavolta in direzione di Napoli, dove sarà effettuata la cremazione. La ribelle dal cuore d’oro – così l’ha soprannominata un’amica – va via. A far sorridere e curare i capelli degli angeli.

Exit mobile version