Cinquant’anni fa nasceva la Provincia di Isernia, autonomia sudata e oggi a rischio. Micone: “Ritrovare entusiasmo per fare squadra”

Oggi 3 marzo ricorre il cinquantesimo anniversario della Provincia di Isernia. Nella Sala Raucci del Comune, alle ore 10, sarà presentato il libro «I cinquanta anni della Provincia di Isernia e altri discorsi» di Enrico Santoro, che era sindaco della città all’epoca della costituzione della Provincia. Interverrà lo scrittore Giovanni Petta. Nell’occasione il sindaco Giacomo d’Apollonio e il presidente della Provincia Alfredo Ricci, insieme a Santoro, ricorderanno il 3 marzo 1970 e l’importanza storica di tale data per Isernia e per l’intero territorio provinciale.

Toma: “Scenario sta cambiando ma Isernia continua ad essere patrimonio di cultura su cui scommettere”
«È in corso, in questi giorni, un interessante dibattito sul cinquantesimo anniversario dell’istituzione della Provincia di Isernia e, come sempre avviene in questi casi, giudizi e opinioni rendono il confronto stimolante e vivace. C’è chi ricorda, a giusta ragione, il 3 marzo del 1970 come una battaglia del popolo, che portò a compimento un ineludibile percorso storico per il riconoscimento della Pentria. E c’è chi sottolinea come la conquista dell’autonomia fu resa possibile grazie anche allo spirito di coesione che l’animò e che coinvolse forze politiche, sociali ed economiche dell’epoca. E poi ci sono i richiami a quella che fu una vision vincente, portatrice di sviluppo e ricchezza per i successivi vent’anni, vision che sarebbe mancata nel periodo seguente e che non vi sarebbe tutt’ora a causa dell’incapacità della classe politica. Allora, proviamo a fare una sintesi. L’istituzione della Provincia di Isernia si colloca nel contesto di una legittima rivendicazione autonomistica iniziata con la Legge costituzionale 27 dicembre 1963, in forza della quale si modificò l’articolo 131 della Costituzione che consentì di procedere alla istituzione della Regione Molise, svincolata dagli Abruzzi. Sette anni dopo, nel 1970, ci furono altri due eventi di fondamentale rilevanza: l’istituzione della Provincia di Isernia il 3 marzo, le prime elezioni regionali il 7 giugno. Il passaggio all’autonomia generò un processo virtuoso riguardante l’istituzione di uffici statali, regionali e provinciali. Ciò portò ad un significativo aumento degli occupati nella Pubblica amministrazione, un terziario che generò ricchezza, fece da traino ad altri settori economici, andò avanti per oltre trent’anni, per poi subire una battuta d’arresto e un’inversione di tendenza a partire dagli anni Duemila. La riforma del titolo V della Costituzione, il progressivo smantellamento degli uffici dello Stato nelle piccole realtà, la Legge Delrio che di fatto ha tolto il respiro alle Province, il discorso sul regionalismo e sulle macroregioni, gli effetti negativi di una congiuntura economica nazionale e internazionale hanno imposto un nuovo quadro di riferimento che, evidentemente, non può essere più quello di cinquant’anni fa. A fronte di uno scenario mutato, vi è l’esigenza di programmare e operare nella consapevolezza che le piccole dimensioni di un territorio non siano un punto di debolezza, bensì rappresentino un’opportunità di crescita. Isernia e il suo territorio sono un patrimonio di bellezza e di cultura millenaria su cui bisogna scommettere: questa è la nostra vision, di cui siamo fermamente convinti e su cui stiamo lavorando con tenacia. Siamo dell’avviso che tale prospettiva possa ricreare in noi tutti quelle condizioni di ottimismo e di positività che animarono i nostri corregionali cinquant’anni fa. Dunque, ci piace guardare al futuro con atteggiamento fiducioso, a partire dalla candidatura di Isernia a Capitale della cultura 2021: è il migliore augurio che possiamo fare alla Provincia pentra per il suo cinquantesimo compleanno». L’intervento del presidente della Regione Molise in occasione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione della Provincia di Isernia.

Micone: “Cinquantenario sia occasione per ritrovare l’entusiasmo di fare squadra”
In occasione del 50° anniversario dell’entrata in vigore della legge del 2 febbraio 1970 che istituiva la Provincia di Isernia, il Presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, ha dichiarato: “Con l’entrata in vigore della legge che istituiva la Provincia di Isernia, il 3 marzo del 1970, si concludeva positivamente un lungo e difficile cammino, non privo di contrapposizioni a volte aspre, iniziato nel 1810 con una prima supplica, evidentemente non ascoltata, rivolta dal territorio pentro, e segnatamente dalla città di Isernia, al sovrano del regno di Napoli Gioacchino Murat, per il riconoscimento di un’autonomia provinciale. Iniziative in tal senso riebbero vita appena dopo la seconda guerra mondiale. In quel periodo così difficile e complesso, infatti, Isernia e il suo territorio, appena usciti da un drammatico bombardamento e da un contrasto forte tra i tedeschi e gli alleati, immaginavano la rinascita attraverso un’autonomia provinciale che era vista come un’occasione di riscatto e una possibilità di sviluppo e rinnovamento. Accanto alle proposte parlamentari di Ciampitti prima, nel 1952, e di Di Giacomo poi, nel 1954, che però non ebbero esito positivo per il termine delle rispettive legislature, si registrò un forte fervore da parte di decine e decine di Sindaci e di gran parte del tessuto socio-economico locale, che sostennero con forza e determinazione la propria richiesta di autonomia provinciale nei confronti dello Stato centrale. Si arrivò addirittura a dei veri e propri moti, alcuni dei quali, bisogna ricordarlo, anche in dissenso rispetto all’istanza autonomista. Non mancarono, difatti, posizioni diversificate anche da parte dei Consigli comunali di Venafro, Larino e Termoli, portatori di altre posizioni rispetto alla sola creazione della nuova Provincia. Purtuttavia l’istanza della Provincia autonoma seppe superare anche queste divisioni su un piano di confronto istituzionale, politico, culturale, programmatico e ideale. Un superamento di divisioni che fortificò le basi pratiche e fattuali di quella identità regionale che sfociò, dopo un altrettanto lungo e complesso percorso, nella realizzazione delle Regione Molise, in riconoscimento di un afflato territoriale corale che chiedeva autonomia e possibilità di autodeterminazione all’interno delle dinamiche costituzionali. Frutto di questo clima di unità di intenti fu l’iniziativa legislativa presentata alla Camera dei Deputati il 30 aprile 1963, dei parlamentari molisani Sedati, Di Lisa, Vecchiarelli, Palmiotti e Tedeschi, che divenne poi legge dello Stato dopo la lettura del Senato, il 2 febbraio 1970. Un’iniziativa voluta e sostenuta da tutti i comuni interessati, ma anche dalla Provincia di Campobasso, e che trovò sponda in vari ambienti politici a Roma, anche perché sostenuta dai buoni auspici di personalità del calibro di Aldo Moro, allora Ministro degli Affari Esteri, Amintore Fanfani, Presidente del Senato, e Sandro Pertini, Presidente della Camera dei Deputati. Oggi commemoriamo questo traguardo che fu sicuramente un successo dell’intero territorio isernino, ma fu anche una vittoria di tutta la Regione Molise che poté rendere più dinamica e incisiva la sua azione di programmazione, confrontandosi con i diversi livelli istituzionali. La costituzione della Provincia e l’autonomia regionale sono fulgidi esempi di come una classe politica avveduta e coraggiosa, operando con unità di intenti in rappresentanza di un popolo tenace, può vincere battaglie politiche e istituzionali di grande portata storica. Battaglie che, invece, possono essere perse – come accadde in quegli anni – da territori più grandi e più forti. Quelle autonomie portarono la presenza dello Stato sul nostro territorio, con le sue diramazioni e articolazioni regionali e provinciali. Ciò, ovviamente, in aggiunta alla operatività di organismi di rappresentanza politica come i Consigli regionali e provinciali, che di concerto con gli Enti locali poterono dar vita ad un’idea di sviluppo confacente alle peculiarità del territorio e della popolazione molisana e isernina nello specifico. Condizioni queste che portarono la nostra terra ad un’inedita innovazione sociale, economica, produttiva, commerciale e culturale. I Ciampitti, i Di Giacomo, i Sedati, i Vecchiarelli, i Palmiotti, i Tedeschi, ma anche i D’Uva e i Santoro, come tutti coloro i quali ebbero un ruolo nell’istituzione della Provincia di Isernia, e in generale della Regione Molise, guardano a questa classe dirigente di oggi chiedendole di difendere quelle conquiste da politiche nazionali di riduzione, di razionalizzazione e di contenimento della presenza degli organismi dello Stato, oltre che da politiche economiche di assegnazione delle risorse pubbliche basate quasi essenzialmente su logiche di scala e su parametri territoriali e demografici che ci penalizzano. Questo cinquantenario deve essere l’occasione per ritrovare l’entusiasmo e la determinazioni e tra le istituzioni regionali, provinciali, comunali, oltre che tra l’associazionismo socio-economico e tra il mondo dell’istruzione e della cultura, di lavorare inseme, facendo squadra, per difendere il diritto dei molisani di progettare il proprio futuro avendo a disposizione le necessarie dotazioni strumentali ed economiche confacenti alle proprie esigenze. Dobbiamo trovare la forza di superare, come accadde per la creazione della Provincia di Isernia, le nostre differenze politiche e localistiche per assicurare concretezza ed operatività a quelle conquiste che i nostri avi politici ci hanno lasciato in custodia”.

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