Coltivava piantagione di marijuana alle porte di Campobasso, torna libero il bracciante agricolo

Aperto il processo

Ore 16. Era stato arrestato a fine settembre 2019 per coltivazione, produzione e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio dopo che i Carabinieri del Comando provinciale di Campobasso avevano scoperto una piantagione di marijuana nel territorio in agro di Baranello. Il giovane, 33enne bracciante agricolo, oggi è stato rimesso in libertà dal giudice Teresina Pepe, che ha valutato anche precedenti istanze della difesa, curata dall’avvocato Nicola Cerulli (foto in basso), e potrà affrontare senza misura cautelare il processo a suo carico apertosi questa mattina nel Palazzo di Giustizia del capoluogo, che in questo periodo di emergenza sanitaria ammette la celebrazione solo di udienze urgenti e legate a procedimenti particolari (come quelli riguardanti persone sottoposte alla restrizione della libertà personale).

Il magistrato ha ammesso la costituzione delle parti e le prove prodotte in giudizio. Fra queste, ha spiegato il legale, una serie di certificati medici e la relazione di un medico legale, docente presso l’Unimol, attestanti il ricovero del giovane in più occasioni in ospedale per problemi di salute che sarebbero legati all’abuso di calmanti, successivamente sostituiti con la marijuana. Questa, sostiene la difesa, sarebbe stata quindi coltivata e consumata ad uso terapeutico e non per motivi di spaccio. I militari avevano scoperto la piccola piantagione in un terreno di proprietà, diverso da quello in cui il 33enne svolgeva il suo lavoro di bracciante, sequestrando 20 piante di marijuana in coltivazione e altre già recise, più circa 3 kg di prodotto in fase di essiccazione e 1,5 kg già essicato. Il giovane, arrestato, era stato in un primo momento tradotto in carcere e ad ottobre trasferito ai domiciliari dal Tribunale del Riesame su istanza della difesa.

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