Comunità rom contagiata, i positivi salgono. Si pensa al trasferimento in una struttura ex Sprar

Ore 15.30. Ha generato preoccupazione la notizia di 22 persone risultate positive al Covid-19 nelle ultime ore nella comunità rom di Campobasso ma anche qualche polemica per via dei presunti comportamenti adottati e dei relativi controlli nell’ambito del funerale di una componente della stessa comunità celebrato il 30 aprile che potrebbe essere stato, anche se non vi è alcuna certezza, il principale contesto in cui il contagio si è concretizzato. Sta proseguendo la ricostruzione della mappa epidemiologica e il processamento di ulteriori tamponi su familiari e contatti stretti dei contagiati, per ora pauci sintomatici. Secondo indiscrezioni i casi sarebbero già in aumento, col riscontro di altri 11 tamponi positivi, ma si attendono la conferma e i dati ufficiali. Nel frattempo il sindaco di Campobasso, di concerto con l’Asrem, sta valutando il trasferimento delle persone contagiate in una struttura della città, probabilmente un ex Sprar, al fine di tenere meglio sotto controllo le loro condizioni di salute e isolarle da quelle che sono invece risultare negative. Una possibilità nata da una lettera inviata dal direttore generale dell’Azienda Sanitaria, Oreste Florenzano, a sindaco e Prefettura. “Ho ritenuto opportuno segnalare la necessità di isolare in una struttura a sè i pazienti positivi, trattandosi di comunità molto numerosa, composta da diversi gruppi familiari“, ci ha informato Florenzano. “Abbiamo inoltre manifestato al sindaco la difficoltà a reperire ulteriori nominativi, che al momento sono almeno una quarantina, e quindi richiesto di attivarsi in merito“. Per Gravina si tratta di “una idea per ora prematura“, dal momento che bisogna prima tracciare l’intera mappa dei casi positivi all’interno dell’intera comunità. All’ospedale Cardarelli si trova, al momento, una 25enne, madre di tre figli, ricoverata ieri dopo la presentazione dei sintomi. La giovane donna, pare, che nei giorni antecedenti al funerale si sia recata in una città del nord Italia a trovare un parente in Ospedale, al ritorno avrebbe partecipato al funerale a Campobasso, e quindi potrebbe venir meno la certezza che il virus si sia  sviluppato il 30, ma bensì sarebbe stato ‘importato’ dalla donna nella sua trasferta al nord. Da qui sono partite le verifiche che questa mattina hanno fatto registrare il nuovo cluster. Per quanto riguarda le esequie, gli organi di controllo presenti il 30 aprile avrebbero permesso a pochissimi familiari di assistere alla tumulazione. Probabilmente gli assembramenti si sono verificati fuori al cimitero e davanti alle abitazioni, resta da capire se vi siano stati i tempestivi controlli a garanzia del distanziamento sociale.

Exit mobile version