Le previsioni sono state rispettare. E non è questione di gufi. E’ la logica. La lotteria del “click day” ha costretto migliaia e migliaia di utenti – piccoli imprenditori e professionisti – dalle 10 di questa mattina a dare vita ad una guerra digitale giocata su chi abbia il dito e la connessione più veloci. Risultato: anche oggi – come nei giorni scorsi – il sito del Mosem per l’accesso dei contributi a fondo perduto per chi avesse registrato un calo del fatturato di almeno il 30% nel primo quadrimestre rispetto allo stesso periodo del 2019 è andato in tilt. Come i centralini di Molise Dati, che d’altro canto ha avuto gli stessi problemi. Il server non ha retto il sovraccarico di richieste di accesso. Anche i commercialisti, che hanno aiutato i potenziali beneficiari nel precaricamento antecedente al click day, sono stati tempestati di messaggi e telefonare per chiedere supporto o manifestare il proprio disappunto. Un gruppo di loro (foto in basso) si era presentato davanti alla sede della giunta regionale ieri per chiedere, invano, di essere accolti ed ascoltati. Impossibile rinviare il click day, era stata la risposta del governatore Toma in videoconferenza.
E così la storia in salsa italiana e molisana si è ripetuta. Non servivano gli esperti di informatica a capirlo, che anzi da giorni probabilmente se la stavano ridendo in maniera amara e sarcastica per quello che sarebbe stato. I fortunati sono riusciti, dopo innumerevoli tentativi, ad entrare con le proprie credenziali, visionare la schermata predisposta ad hoc e “cliccare” l’invio del progetto. Manco il tempo di scaricare la ricevuta che il sito era già tornato nuovamente bianco, con tanti saluti alla puntata successiva. Ricorda molto quel messaggio, dopo aver grattato con la monetina: “Non hai vinto. Ritenta la prossima volta”. Ma in quel caso si fanno spallucce. Qua c’è in gioco la sopravvivenza di numerose attività. I cui responsabili hanno comunque impiegato giorni e notti a preparare la domanda, buttando anche quella di oggi davanti al computer. I messaggi di rabbia si riversano sui social e arrivano anche alle testate giornalistiche. “E’ una vergogna”, è il commento comune. E qualcuno riesce persino a fare dell’ironia. Tanto, peggio di così.