I cinesi lasciano il Molise, poco appetibile, ma crescono nelle altre regioni. Decine di residenti in meno negli ultimi anni

Cinesi in controtendenza in Molise. Erano 282 i cittadini del Celeste Impero residenti nelle due province molisane. All’anagrafe del dicembre 2019 risultano iscritti 155 nel territorio di Campobasso e 96 in quello di Isernia per un totale di 251 cinesi su una comunità di quasi 14 mila stranieri. Come mai questa diminuzione a fronte di un incremento in Italia di cittadini dell’estremo oriente, con Teramo che ne registra ben 4380? E’ la domanda che si pone il giornalista Sergio Menicucci, per anni caporedattore della Rai Molise, che nel libro “Giovani e libertà: piazza Tienanmen” apre una riflessione su quanto sta accadendo nella seconda potenza mondiale, sulle proteste di giovani e di migliaia di altri cittadini dell’ex colonia britannica in difesa della libertà e dell’autonomia amministrativa. La spiegazione del calo di cinesi in Molise deriva dalla crisi commerciale, aggravata dalla pandemia da coronavirus. Il cinese infatti si insedia laddove c’è sviluppo e potenzialità economiche mentre oggi il Molise presenta una situazione di stagnazione. La regione quindi non è appetibile. I tentativi di gemellaggio con le realtà di qualche territorio della seconda economia del mondo sono limitati e ormai lontani nel tempo.

Solo nel 2010 con il governatore Michele Iorio arrivò a Campobasso una delegazione della regione del Nanhu e poi nel 2015 con il governatore Di Laura Frattura giunse una delegazione della provincia di Shanxi. Gli imprenditori cinesi erano interessati ai prodotti locali e in particolare ai vini rossi, ai pomodori, all’olio. Poca roba. Durante questi mesi di coronavirus un molisano, il sociologo Vincenzo De Rio, ha raccontato l’esperienza della sua famiglia (moglie cinese) da Canton, l’immensa città di Guangzhou non lontana da Macao e Hong Kong. E partono dalle proteste in questo angolo di Mondo.

“Giovani e libertà: piazza Tienanmen” (edito da “IlMiolibro.it” del gruppo Gedi) ripercorre con foto inedite del giornalista del Tg3 Antonio Gabriele Cardin ed altre testimonianze la tragedia del massacro delle ragazze, dei ragazzi e degli operai che si batterono 31 anni fa per un ideale, un sogno: avere più libertà e democrazia. Il regime dopo aver mandato i carri armati dell’Esercito nel 1989 a schiacciare le manifestazione degli studenti (in piazza Tienanmen scesero anche oltre un milione di persone) ha imposto il silenzio su quegli avvenimenti. Per la prima volta quest’anno dopo 30 anni è stata impedita la veglia in ricordo delle vittime che si teneva al Victoria park di Hong Kong. Nell’introduzione del libro la professoressa Alessandra Menicucci dell’Università olandese Tu Delft analizza i sogni, le speranze, gli obiettivi dei giovani dell’era Xi Jinping, conosciuti all’Università di Ghengdu centro di ricerche e studi scientifici ma anche la città da 14 milioni di abitanti e dei panda giganti che vivono in libertà nella riserva a loro dedicata.
Domenico Modesti

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