Decine di lanterne per Gianmarco liberate nel cielo, il ritorno all’incrocio maledetto un anno dopo. FOTO E VIDEO

Un girasole in mezzo alle rose e ai garofani bianchi fanno compagnia ad una immagine di Gianmarco Di Vico in sella ad una moto, la sua passione, appoggiata su una piantina di ulivo. Lungo via Ferro, all’incrocio che un anno fa lo portò via ai suoi cari, si sente solo lo scorrere dei veicoli in transito. Qualche decina di metri più in là, sulla corsia da cui il 19enne campobassano proveniva con il suo scooterone prima di schiantarsi contro una Ford Focus e andare incontro alla morte, c’è una sola serie di rallentatori consistenti in bande ad effetto acustico. Troppo poco per una strada che resta fra le più pericolose della città e priva di segnaletica orizzontale. Tuttavia l’amministrazione comunale, con apposita ordinanza, ha previsto nei prossimi giorni la realizzazione di due dossi e limitazioni di velocità indicate con appositi cartelli. Pian piano la zona si popola, l’appuntamento è per le 21. I primi ad arrivare sono mamma Lina, papà Francesco e il fratello Davide. Ben presto sopraggiungono zii, cugini e tanti tanti amici. Ognuno ha una preghiera per Gianmarco e si avvicina per alcuni istanti alla piantina di ulivo, come se il tanto amato ragazzo dal cuore d’oro fosse proprio lì, in quel punto, a guardare ed ascoltare tutti.

E’ stato un anno difficile da affrontare e tornare sul luogo dell’incidente, alla stessa ora di quell’8 luglio, spalanca per un attimo la porta che affaccia sul mondo degli incubi, ma è solo l’ago di una puntura in confronto al vuoto percepito giorno dopo giorno, un peso che rende facilmente stanchi la mente e il cuore. Al calare del buio i presenti si raccolgono in un momento di preghiera, aiutati nel leggere dalle candele e dalle luci degli smartphone. “Gianmarco era un ragazzo con un cuore forte e semplice – lo ricorda don Antonio, – che era riuscito a costruire il suo lavoro, il suo progetto“. Un giovane pieno di sogni che non ha fatto in tempo a realizzare o quantomeno a provarci. “Gianmarco non è morto, è con noi ed è contento che siamo qui per lui”. Il gruppo composto da una cinquantina di persone si lascia andare ad un lungo applauso, poi è tempo di mettere mano alle lanterne. Nel parcheggio antistante l’incrocio maledetto i fari di un’auto illuminano una foto del 19enne che indossa un paio di occhiali da sole e che ha i pollici alzati, come volesse dire “tranquilli, sto bene”. Da terra si alzano il volo una alla volta le piccole mongolfiere di carta. In pochi minuti sono decine e decine. Prendono la strada del cielo, colorato a notte. E come le candeline di una torta si spengono appena salite così in alto da essere raggiunte dal soffio del loro angelo custode.

 

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