Shoah, Gravina: “Attraverso la memoria combattiamo l’indifferenza”. D’Apollonio: “Ricordo come baluardo della pace”

“Tra le ragioni che sorreggono la necessità e il bisogno di mantenere viva la memoria, vi è la speranza di rendere diverso il futuro rispetto al passato che la storia ci ha consegnato. A dire il vero, non è così esatto ritenere che sia stata la storia a consegnarci da sola, senza alcuna ingerenza umana, la tragedia della Shoah che oggi, 27 gennaio, ricordiamo in occasione della Giornata della Memoria. Infatti, dietro la pagina più nera e buia del secolo scorso, vi fu una precisa e organizzata architettura, dedita allo sterminio di massa, che venne pianificata a tavolino, con grande lucidità, calcolando le variabili, i costi e i ricavi. Sembra un’assurdità o un paradosso, ma fu proprio così che iniziò la persecuzione degli ebrei da parte dei governi nazifascisti. Furono gli uomini a determinare le regole per poter procedere alla persecuzione di altri uomini, di un intero popolo che non si voleva solo sconfiggere ma bensì annientare. La determinazione oscura e feroce dimostrata in quell’occasione, coscientemente, da schiere di uomini che elessero simboli e regimi dittatoriali a proprie guide verso l’abisso della Seconda Guerra mondiale, non fu un inciampo improvviso che l’umanità subì passivamente, no, purtroppo, fu qualcosa che una parte della popolazione volle e che un’altra parte, cospicua, fece finta di non aver visto e riconosciuto. Così, l’onda nera dello sterminio travolse progressivamente sempre più famiglie, rubò la vita ad oltre sei milioni di ebrei e consegnò poi, i pochi sopravvissuti ai campi di sterminio, ad un’esistenza accartocciata tra i sensi di colpa per l’essere usciti vivi dall’inferno che l’uomo aveva meccanicamente riprodotto in terra. Ma proprio i sopravvissuti all’Olocausto hanno continuato a combattere la battaglia più dura e lunga, quella del ricordo, contraddistinta dalla volontà di rendere finalmente visibili a ognuno di noi le tracce di quel che è stato compiuto dagli uomini verso altri uomini. Avere memoria di ciò che l’uomo diventò contro i propri simili è un compito che prende le mosse proprio dall’opera di testimonianza dei sopravvissuti ed è a quel loro ennesimo atto di coraggio che dobbiamo legare la nostra volontà di perpetrare il loro racconto, impegnandoci anche oltre ciò che i nostri ruoli sociali e istituzionali ci chiedono. È a questi esempi di uomini e donne che per tutta la loro vita hanno seminato memoria che il Comune di Campobasso ha ben pensato, lo scorso anno, di rendere il giusto riconoscimento e merito, conferendo la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre e al compianto Piero Terracina, e la cittadinanza benemerita a due nostri concittadini, Michele Montagano e Giovanni Tucci, che ci ha lasciato qualche mese fa. Il loro impegno costante a coinvolgere nel processo del ricordo e della memoria ogni cittadino, è la linea direttrice che deve guidare l’agire istituzionale nel doveroso compito di non permettere che l’uomo dimentichi il bene dei propri simili. Lasciar annegare la storia nella dimenticanza o peggio ancora sradicarla dalle responsabilità acclarate e ingiustificabili, è uno smacco che non possiamo permetterci di riservare alle giovani generazioni che, invece, proprio attraverso la memoria, vanno messe in guardia dal male dell’indifferenza, capace di inquinare la verità in ogni epoca.”

Il sindaco di Isernia, Giacomo D’Apollonio; “Ricordare è baluardo della pace”.

“Il 27 gennaio 1945, i soldati dell’esercito russo abbatterono i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz e si trovarono davanti a migliaia di prigionieri denutriti e malati, ormai allo stremo, abbandonati al loro destino dai nazisti in fuga. Videro un orribile scenario di supplizio e dolore, di persecuzioni e uccisioni di massa. All’interno di quel campo spettrale e sconfinato, delimitato da reticolati elettrificati, era stata usata la più terribile e gigantesca macchina di morte concepita nella storia dell’uomo. Nel 2000, in ricordo della liberazione di Auschwitz, il Parlamento italiano ha istituito, per il 27 gennaio, il «Giorno della Memoria», una ricorrenza dedicata alla Shoah, ma anche ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, nonché, in senso più ampio, a tutte le etnie e a tutti i gruppi sociali che hanno dovuto subire il razzismo, la fanatica intolleranza, la discriminazione xenofoba. Avere “memoria” e “ricordare” l’olocausto degli ebrei e qualsiasi altro genocidio è quanto mai necessario. Serve ad impedire che possano nuovamente accadere simili tragedie umane; serve a edificare nelle coscienze un inespugnabile baluardo della pace e della fratellanza fra i popoli”.

L’assessore di Termoli, Michele Barile: “Stimolare il dibattito per non dimenticare”.
In occasione dalla Giornata della Memoria istituita nel 2000 per ricordare la Shoah, l’assessore alla Cultura Michele Barile ha voluto inviare un messaggio a tutti i cittadini ed in particolare modo agli studenti per stimolare il dibattito su una delle tematiche da sempre più dibattute. “Quest’anno ci sarebbe piaciuto organizzare diverse iniziative per ricordare la Shoah – ha commentato l’assessore alla Cultura Michele Barile – ma purtroppo non è ancora possibile a causa della pandemia. Il messaggio verso le nuove generazioni deve però rimanere inalterato in quanto è proprio dal ricordo e dalla conoscenza dei fatti che si può costruire un nuovo futuro basato sulla solidarietà e che aumenti la sensibilizzazione rispetto a queste tematiche. Lo sterminio degli ebrei è una delle pagine più nere che siano mai state scritte. L’amministrazione comunale di Termoli e l’assessorato alla Cultura saranno sempre sensibili rispetto a queste problematiche che nulla hanno a che fare con l’idea di società che si sta cercando di costruire. Agli studenti delle scuole voglio ricordare che la Shoah ha segnato la negazione di ogni diritto umano nei confronti di soggetti più deboli che nulla hanno potuto per potersi sottrarre a quello sterminio di massa che ancor oggi ricordiamo come una macchia indelebile che non potrà mai essere cancellata”.

Micone: “Uniti nelle diversità. Crescita senza giustizia e rispetto non è progresso”.
In occasione della commemorazione del Giorno della Memoria istituito in ricordo della Shoah (sterminio del popolo ebraico), delle leggi razziali, della persecuzione italiana dei cittadini ebrei, degli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché di coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati, il Presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone ha dichiarato: “L’apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, e le immagini che poterono essere impresse prima nella mente dei soldati dell’armata sovietica, poi nelle pellicole dei cineoperatori che seguirono -e tramite queste nella storia moderna- rappresentano un punto di svolta per la civiltà umana. Credevamo che secoli e secoli di cultura, di arte, di letteratura, di filosofia, di studi di economia, di scienza e di spiritualità, fossero incompatibili con la creazione di un’ideologia e di un’organizzazione industriale volte o all’eliminazione selettiva di gran parte di una popolazione o alla totale spoliazione di diritti e beni materiali e immateriali di persone di una razza determinata, quindi di una loro deportazione in campi di lavoro e di sterminio per cancellarne il ruolo e il ricordo sociale. Un luogo infernale, i campi di lavoro o di sterminio, dove l’individuo prima del suo annientamento fisico, veniva disumanizzato e trasformato in un numero identificativo di un essere totalmente schiavizzato e senza alcun valore, se non quello della sua utilità per un’organizzazione produttiva. E tutto questo non accadeva in uno sperduto, sconosciuto e inaccessibile punto della terra, ma nel cuore dell’antica Europa, ad opera di uno dei popoli più colti e avanzati del pianeta. In quel freddo gennaio del 1945, capimmo come abitanti di questa terra, come europei, come civiltà più antica e avanzata, come opinione pubblica globale, che il nostro progresso culturale, civile, politico, scientifico ed economico, di cui tanto andavamo fieri, non ci aveva portato ad una società più giusta e moderna per tutti i popoli, come decenni prima si voleva con la creazione della società delle nazioni, ma, tramite una malevola perversione, eravamo arrivati, gradualmente, ma inesorabilmente, a dar vita ad una barbarie industrializzata, organizzata sin nei minimi dettagli, dove soprusi, prevaricazioni, violenze e umiliazioni, per la prima volta nella storia, erano non consentite o tollerate, ma strutturate e codificate in protocolli di azioni attuativi di specifiche leggi e regolamenti amministrativi. Tra i tanti punti di riflessione di questa giornata della memoria vi è quello di dover prendere atto che la crescita economica, politica, tecnica e scientifica, costruita a danno e in sfruttamento di altri individui o popoli, per quanti successi possa aver raggiunto, non può certo dire di aver colto quello dell’evoluzione della civiltà umana e del suo progresso nella storia. Una crescita senza giustizia e rispetto umano, non è progresso evolutivo ma involuzione verso gli istinti più biechi che le architetture socio-culturali più avanzate hanno sempre condannato. La memoria di quei tragici fatti che si svolsero nell’ambito del più orrendo dei conflitti bellici che l’uomo ricordi, ci testimonia che il gigante di un modernismo, di un efficientismo, di un utilitarismo, e di un individualismo senza anima e privo dei principi più elementari della solidarietà umana, ha mostrato i suoi piedi d’argilla, erosi dal vento della storia che soffiando sulle sue contraddizioni e iniquità, e ne ha rilevato sia i limiti strategici che la debolezza prospettica in ambito culturale, spirituale, razionale, filosofica ed economica. Una lezione certo valida anche ai nostri giorni. Allora oggi, in ricordo delle vittime innocenti e indifese che hanno caratterizzato la nostra storia più recente, troviamo la determinazione e la costanza per camminare insieme, uniti nella diversità, per sentirci tutti responsabili degli altri, tutti impegnati, non nel rigettare o eliminare il più debole o il diverso, ma per sentirlo nostro fratello accolto, componente unico e indispensabile della grande famiglia umana e sociale di ogni stato o realtà internazionale o locale. Il Consiglio regionale del Molise mio tramite testimonia i sentimenti di rispetto ed onora ogni persona, di ogni fede o cultura, di ogni razza o genere, che per l’odio ideologico o raziale ha avuto a patire indicibili sofferenze e umiliazioni, nell’orrore della seconda guerra mondiale. Parimenti, senza distinzioni partitiche o ideologiche, ringraziamo coloro i quali, a rischio della propria incolumità e quella dei propri familiari, si sono adoperati compiendo tanti piccoli grandi gesti per salvare almeno una vita dal pericolo minacciato o imminente, perché in questo modo hanno avuto il grande onore di salvare il mondo intero, come insegna il Talmud”.

Cgil: “La politica dia risposte alla precarietà e ai timori generati dalla crisi pandemica per evitare nuovi fenomeni di rabbia”
27 gennaio giorno della memoria, giorno dedicato a commemorare le vittime dell’Olocausto. Giorno dedicato dalla storia recente a ricordare un evento denominato con un termine ebraico che fa venire i brividi: Shoah (sterminio). Perchè questa giornata non diventi solo un ricordo sarebbe necessario che la memoria degli orrori di cui l’uomo è stato capace venga riproposta ogni giorno e sarebbe necessario alzare in questo caso vere barriere culturali contro chi, ancora oggi, tenta di negare la veridicità delle stragi perpetrate rischiando di alimentare, nemmeno troppo velatamente, pulsioni ispirate al fascismo e al nazismo. La CGIL, che ha assunto da sempre l’antifascismo tra i suoi valori statutari fondanti, è impegnata costantemente a non disperdere il ricordo di quei tragici eventi perché siano per tutti insegnamento per il presente e elementi imprescindibili per la costruzione di un futuro di pace e solidarietà tra i popoli. Il pensiero di oggi, oltre che a tutte le vittime delle atrocità che l’umanità ha mietuto (e ancora miete) nel corso della sua storia, va ai nostri giovani, alle nostre scuole, ai nostri insegnanti e a tutti i luoghi della conoscenza. A loro, in particolare, il compito di aiutarci a custodire e trasmettere attraverso il ricordo i valori di libertà, democrazia, uguaglianza e inclusione. Un appello va rivolto anche alla politica perché in un momento caratterizzato da paura e crisi diffusa in molteplici strati della società globale determinata da una devastante crisi pandemica sanitaria che rischia di degenerare in incontrollabili fenomeni di rabbia, violenza, disuguaglianza e prevaricazione, sappia riproporre, a tutti i livelli, la capacità di dare risposte alla precarietà e ai timori con comportamenti virtuosi ispirati ai sentimenti della pace e della cooperazione. L’auspicio finale è che l’interrogativo che il maestro Francesco Guccini propone con la sua splendida e struggente canzone del ricordo dal titolo Auschwitz accompagni tutti noi guidando i nostri comportamenti quotidiani: “Io chiedo come può un uomo, uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni, in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento”.

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