“Molise non mollà”, spopola il “tormentone” estivo del videomaker Agostino Arcaro con l’anti-influencer De Lillo. VIDEO

Con l’avvento del web e dei social, ci hanno provato diversi giovani a contribuire a promuovere il Molise tramite spot divertenti, web series e canzoni più o meno originali (spesso delle cover di brani esistenti). Alcuni hanno avuto più fortuna, altri sono stati facilmente fagocitati e dimenticati. Ma la fantasia di questi artisti del XXI secolo va apprezzata per iniziativa e intenzione, e non di rado per la qualità del lavoro e per i contenuti che concorrono in maniera determinante al risultato. Ogni artista, amatoriale o professionista, in qualche modo canta la propria terra. E in Molise questo cliché sembra essere enfatizzato in maniera canonica, sfruttando un marchio che involontariamente ci ha reso celebri: il Molise non esiste. Agostino Arcaro, giovane videomaker di Carpinone, che già si è fatto conoscere tramite Facebook, Instagram e Youtube con i suoi video divertenti, ha lanciato il nuovo tormentone estivo dedicato alla sua regione, “Molise non mollà”, supportato dall’anti-influencer Mario De Lillo, il 35enne romano disoccupato che ha creato della sua condizione e dell’ironia costruita attorno ad essa una vera e propria icona del web (il “non mollà” è infatti una delle sue espressioni diventate virali). Così Arcaro, fra luoghi simbolo e tradizioni intramontabili, racconta in rima e in maniera divertente, una regione tutta da visitare, mettendo in risalto anche le sue qualità di videomaker, con l’aiuto del fratello Andrea e di Margherita Mancini, e superando le 100mila visualizzazioni in due giorni. Sospeso sul ponte Tibetano di Roccamandolfi, come appare in alcune scene della canzone, il giovane Agostino sembra trovarsi fra le due estremità delle facce di una stessa medaglia: il grido di aiuto di una regione che si sta spopolando e che nel suo intramontabile complesso di inferiorità sente sempre il bisogno di presentarsi agli altri e la consapevolezza dei propri mezzi da parte di una terra che, oltre la frustrante sensazione di poter sempre fare qualcosa di più, sa che come ultima arma può giocarsi in maniera intelligente l’autoironia.

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