L’esasperazione dei pediatri di famiglia: “Non siamo burocrati, vogliamo tornare a occuparci solo dei bambini”

Troppi tecnicismi, leggi che cambiano, nuovi prassi burocratiche, rischiando di limitare il tempo e le energie da dedicare ai loro piccoli pazienti. Lo sfogo dei pediatri di famiglia è quello di professionisti esasperati, che si evince in una nota di cui si fa portavoce il segretario regionale della Federazione Medici Pediatri del Molise, Donato Meffe. “Ora basta. Voglio tornare a fare il pediatra, voglio fare quel lavoro che ho sempre fatto, quel lavoro per il quale ho impiegato anni di sacrifici per laurearmi in Medicina e specializzarmi in Pediatria. Voglio tornare a prendermi cura dei miei piccoli pazienti e delle loro famiglie, voglio curarli quando stanno male, alleviare le loro sofferenze e dare consigli per ridurre ansie e preoccupazioni, voglio eseguire i bilanci di saluti, gli screening, la prevenzione e l’educazione alla salute, voglio interfacciavi con i miei colleghi ed altri Specialisti, voglio dedicarmi alla programmazione e risoluzione dei problemi sanitari. Queste sono le cose che ho sempre fatto e che voglio tornare subito a fare. Non mi sono laureato per leggere ogni giorno e interpretare decine di delibere, determine e circolari rilasciate qua e là oggi per essere modificati domani, centinaia di certificati di fogli con visto, permessi, atti lunghissimi con: rilevato, considerato, dato atto, visto che, e più ne ha più ne metta, per poi determinare atti incomprensibili e contraddittori per comunicare solo 2 righi importanti. Non mi sono laureato per districarmi o impantanarmi con le burocrazie, gli errori ed i ritardi di ASL, Regione e Commissari o Sub-Commissari, per rilasciare green pass e certificati di svariati formati, compilare schede, subire centinaia di chiamate dalle povere famiglie disorientate pure loro e che oltretutto devono spendere di tasca loro per dimostrare che il loro figlio è negativo al Covid. Voglio tornare a studiare, ad aggiornarmi, a parlare di scienza medica, ad occuparmi di sanità, dei bambini con patologie importanti e delle loro famiglie abbandonate a loro stesse con un sistema sanitario che fa acque da tutte le parti, voglio tornare a fare il pediatra e non il burocrate“.

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