Morto a 23 anni in fabbrica, chiesto il rinvio a giudizio per 4 persone. Procura: gravi carenze su formazione e sicurezza

Il caso di Domenico D'Amico. Il 17 febbraio l'udienza preliminare

A distanza di oltre un anno e mezzo da quel tragico 13 giugno del 2020, quando Domenico D’Amico, 23enne di Bojano, perse la vita sul proprio posto di lavoro, mentre era impegnato con un macchinario in fabbrica, la Procura di Isernia ha chiuso le indagini ed ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone della società Serioplast Spa e dello stabilimento di Pozzilli, rispettivamente il legale rappresentante e altri tre dipendenti. Devono rispondere di omicidio colposo in concorso e aggravato dalla violazione di norme sulla sicurezza sul lavoro. Giovedì 17 febbraio è prevista l’udienza preliminare, nell’ambito della quale il pm chiederà il processo per gli indagati, mentre la difesa potrebbe sollevare delle eccezioni o chiedere riti alternativi. Gli inquirenti avrebbero rilevato, all’esito della ricostruzione della dinamica sostenuta da una perizia, gravi carenze relative alla formazione sul lavoro, alla sicurezza e al funzionamento dei macchinari. La famiglia D’Amico, che in questo lasso di tempo ha preferito rimanere in silenzio – evitando di commentare, come riporta il loro legale, “le dichiarazioni ritenute inopportune e le voci di quanti, nell’immediatezza dei fatti, in modo a dir poco discutibile, avevano addirittura ipotizzato una responsabilità del ragazzo nel verificarsi dell’incidente”, – prende atto di questo primo passo nell’affermazione della verità dei fatti e nel rendere giustizia ad un ragazzo vittima del lavoro. La richiesta di rinvio a giudizio inizia a fare chiarezza e sembra sgombrare il campo da equivoci ed insinuazione sulla condotta di Domenico e sulle responsabilità di quel drammatico incidente, chiarendo che il povero ragazzo non ha posto in essere alcun comportamento imprudente o azzardato, non è stato responsabile dell’incidente, ma ha pagato con la propria vita colpe non sue, carenze formative, guasti nel funzionamento dei macchinari e dei sistemi di sicurezza. “Confidando, come ha sempre fatto sin dal primo giorno, nel lavoro della magistratura”, continua l’avvocato Quirino Mescia, “la famiglia D’Amico nel ringraziare la Procura di Isernia per il lavoro svolto, è certa che il Tribunale saprà valutare con serenità fatti e responsabilità di quel tragico 13 giugno 2020, onorando la memoria ed il sacrificio del compianto Domenico. Perché la morte di Domenico possa almeno servire da stimolo a prestare maggiore attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro ed al rispetto delle specifiche normative, perché nessuna famiglia debba più piangere un figlio uscito per andare a lavorare e mai più tornato a casa”.

Morte in fabbrica, indagate quattro persone. Svolta l’autopsia sul corpo di Domenico D’Amico

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