Scontro fatale auto-moto, respinta la richiesta di patteggiamento per il conducente della Punto, il 25 ottobre possibile rito abbreviato

Non c’è intesa fra accusa e difesa per stabilire una pena idonea a carico dell’automobilista accusato di essere responsabile del terribile incidente successo l’11 luglio 2020 sulla Statale 647, Fondo Valle del Biferno, nel territorio comunale di Colle d’Anchise, che ha causato la tragica morte, a soli 50 anni, di Maria Incoronata Melfi e il grave ferimento del marito, 59 anni (la coppia di Morrone del Sannio viaggiava in moto). Oggi, martedì 17 maggio, davanti al gup del Tribunale di Campobasso, Roberta D’Onofrio, si è tenuta l’udienza preliminare del processo dopo la richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’imputato, V.T., 72 anni, nativo di Castelpetroso ma residente a Roma. Il suo legale aveva formulato due proposte di patteggiamento, ma il pubblico ministero titolare del procedimento penale, Elisa Sabusco, le ha ritenute inadeguate per il reato di omicidio stradale con l’aggravante di aver provocato anche lesioni personali stradali gravissime a un’altra persona. A quel punto l’avvocato del settantaduenne ha richiesto il rito abbreviato e il giudice ha rinviato all’udienza del 25 ottobre, alle 12.30: per quella data o si troverà un accordo tra Procura e difesa, sulla base evidentemente di una pena più congrua, o si svolgerà il processo con il rito alternativo. All’udienza per le parti offese era presente l’avv. Marco Bevilacqua, del Foro di Chieti, che assiste i familiari della vittima con il collega Fabio Ferrara, del Foro di Bari, e con Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini a cui i congiunti di Maria Incoronata Melfi si sono affidati, tramite l’Area manager Puglia e responsabile della sede di Bari Sabino De Benedictis, per fare piena luce sul sinistro ed essere risarciti. Studio3A ha fatto rilevare e accertare le responsabilità di quello che era sì una sorta di tamponamento da parte della moto nei confronti della vettura, ma del tutto particolare per la condotta di guida considerata censurabile del conducente del mezzo tamponato. Attraverso gli avvocati Ferrara e Bevilacqua è stato chiesto espressamente al magistrato inquirente, che ha accolto la richiesta, poi autorizzata dal gip, che fosse disposta una perizia cinematica per ricostruire la dinamica e le cause del sinistro e lo studio legale ha messo a disposizione come consulente tecnico di parte per i propri assistiti l’ingegnere Pietro Pallotti, che ha partecipato alle operazioni peritali condotte dal consulente tecnico d’ufficio incaricato dal giudice per le indagini preliminari di Campobasso, Veronica D’Agnone, l’ingegnere forense Beniamino Borzillo, fornendo un contributo determinante per l’esatta ricostruzione dei fatti. Anche Borzillo ha concluso che la “causa scatenante del sinistro” va individuata nell’improvviso “scarto sulla carreggiata” della Fiat Punto il cui conducente, all’altezza della progressiva chilometrica 2+100 e del bivio per Colle d’Anchise, “decelerava improvvisamente – spiega nella sua perizia il Ctu – e compiva uno spostamento verso sinistra non giustificabile dalle esigenze della circolazione né tanto meno consentito dalla segnaletica orizzontale”, dove in quel punto era presente tanto il segnale verticale con l’obbligo di proseguire diritto quanto la linea continua a terra. Una manovra che inoltre, precisa il consulente tecnico del Tribunale, “non era ragionevolmente prevedibile dal conducente della moto”, che, altro elemento che sgrava di ogni responsabilità il motociclista, com’è stato accertato, procedeva con la sua Yamaha FZ 8 a una velocità di 71 km/m, al di sotto del limite vigente in quel punto di 80 km/h, ma che non ha avuto la possibilità di frenare in tempo né di evitare l’impatto perché la vettura ha di fatto occupato di traverso tutta la corsia e parte di quella opposta, non lasciandogli alcun “corridoio utile” per passare. Di qui dunque la richiesta di processo per il conducente della vettura a cui la pm Sabusco imputa il decesso della Melfi e il grave ferimento del marito per – scrive nella sua richiesta di rinvio a giudizio – “colpa generica consistita in negligenza e imprudenza nonché per colpa specifica consistita nella violazione degli art. 143, 149 e 157 del Codice della Strada”, per aver effettuato “una manovra non consentita dalla segnaletica stradale consistita nel rallentare e svoltare repentinamente a sinistra per imboccare una strada laterale secondaria (si presume volesse immettersi sulla strada per Colle d’Anchise, ndr), in questo modo impattando con il motociclo che sopraggiungeva da tergo”, con conseguenze tragiche.

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