Fotoreporter, maestro, amico: Luciano e quella innata capacità di essere sempre “sul pezzo”

Era venuto a mancare un personaggio famoso – un attore? un politico? – quando Luciano ci parlò per la prima volta del “coccodrillo”. Sulle testate nazionali telematiche, oltre all’annuncio della scomparsa, si susseguivano almeno 3-4 articoli in cui venivano descritti vita, titoli, successi professionali, aneddoti del defunto. “Sapete cos’è un coccodrillo?”, ci interrogava. E noi, ancora alle prime armi, sentivamo di non aver “studiato”. “E’ un articolo preconfezionato”, aggiungeva lui, non sentendo arrivare la nostra risposta. Quando si avvicina la possibilità che un personaggio pubblico sia prossimo alla sua ora, molti giornali generalmente preparano una serie di informazioni che lo (o la) riguardano e abbozzano uno o più articoli da completare e pubblicare al momento della sua morte. Forse avremmo voluto anche per Luciano una sorta di articoli-coccodrillo da condividere in tempo reale con i lettori per parlare delle sue qualità di uomo e professionista, delle tante esperienze e soddisfazioni come fotografo e giornalista, delle sue “dritte” e dei suoi insegnamenti indimenticabili, dell’eredità da lui lasciata a livello locale nel nostro settore, degli scoop che lo hanno reso celebre soprattutto nel mondo della cronaca, delle sue innumerevoli relazioni sociali capaci di mantenersi forti anche a chilometri di distanza, degli aneddoti tante volte raccontati e che mai ci saremmo stancati di riascoltare. La verità è che, se pure avessimo voluto, non eravamo preparati a questo epilogo. Le sue condizioni di salute da circa un anno non erano molto buone ma c’era la speranza, la sensazione che, passata la tempesta, per Luciano sarebbe cominciato un altro percorso, non facile, ma con nuovi stimoli e nuove consapevolezze. Poi d’un tratto si è spento nella notte. Il suo sonno è diventato eterno. Coinvolti, segnati emotivamente dalla sua improvvisa e prematura scomparsa, abbiamo lasciato agli altri le parole per descriverlo e ricordarlo. Tanti colleghi, tanti amici, su giornali, tv, social, hanno voluto partecipare al dolore che ha colpito la sua famiglia, hanno voluto condividere questo momento triste e rendergli omaggio, con semplici frasi cariche di affetto o con vere e proprie testimonianze di vita passata in cui Luciano era presente, magari con racconti di episodi che hanno lasciato piacevolmente il segno e di cui neanche noi eravamo a conoscenza. Il giornalismo e la fotografia erano la sua passione di vita. ERANO la sua vita. La notizia gli scorreva nelle vene. Dalla “gavetta” con “Il Tempo” fino all’esperienza quasi decennale con “Molise Tabloid”, passando per altre testate come “Il Nuovo Molise” e “Il Quotidiano del Molise”, Luciano Prioletta ha fornito il suo contributo, lavorando di squadra, e costruito il suo mito di “re della cronaca”, grazie alla sua instancabile e innata capacità di rincorrere la notizia, di attendere e agire nel momento opportuno, di costruirsi relazioni buone e forti, amicizie che andavano oltre il semplice rapporto professionale. Diversi i direttori di cui aveva un ottimo ricordo e verso cui provava una forte stima. La sua Punto Bianca davanti al Palazzo di Giustizia campobassano per anni è stata un cliché quotidiano: era quello il suo vero ufficio, non la redazione. Il suo scatto a Campobasso e in Molise ha lasciato il segno. Note le collaborazioni con Foto Fred e De Rensis, i tanti matrimoni ed eventi che ha immortalato con la sua macchina fotografica. Così come le partite di calcio del Campobasso ai tempi di patron Molinari e del vecchio stadio “Romagnoli”. Le sue foto di recente sono state riprese per la redazione di libri di sport. Luciano era per noi un maestro, perché tra consigli appassionati e forti strigliate, senza peli sulla lingua, è stato in grado di lasciare un’impronta che in molte situazioni diventa una bibbia da seguire in maniera pressoché spontanea. I suoi consigli, tuttavia, non si limitavano all’attività giornalistica e diventavano utili suggerimenti di vita. Luciano era un amico, oltre che un collega. Era pronto a mettersi a disposizione degli altri, a farsi in quattro se qualcuno aveva bisogno di aiuto, anche quando i suoi problemi di salute iniziavano a farsi sentire e ad aggravarsi. Burbero e di carattere difficile, era in fondo buono e rispettato da tutti, capace di tenere testa a chiunque. Nell’ultimo periodo gli avevamo chiesto se aveva ancora le forze per continuare a mantenere il suo ruolo. Certo che sì, ci ha risposto. Il giornale era la passione e la sua vita. E’ andato via da direttore. E’ andato via da protagonista.

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