Caso surroga, acque agitate in giunta regionale: tensioni e aut aut durante la riunione. Aria di dimissioni?

Il reintegro di Antonio Tedeschi (Popolari) e Filoteo Di Sandro (Fratelli d’Italia) in Consiglio regionale dopo la sentenza della Cassazione sul caso surroga non poteva non apportare conseguenze politiche all’attuale legislatura che si avvia alla conclusione. I due consiglieri, per quanto rientrino tra le file della maggioranza, in realtà – visto il benservito ricevuto – potrebbero costituire delle mine vaganti e boomerang contro Donato Toma, nonostante il tempo breve rimasto. Stando a indiscrezioni e voci di corridoio, questa mattina la riunione di giunta a Palazzo Vitale sarebbe stata caratterizzata da forti tensioni e l’argomento – direttamente o indirettamente – avrebbe riguardato proprio il nuovo imprevisto da affrontare. Detta come fosse il titolo di un film: “Il ritorno dei consiglieri surrogati – La vendetta”. Cosa si siano detti nel dettaglio presidente e assessori non è (ancora) dato sapere. Ma sarebbero state affrontate, nel confronto, anche ipotesi estreme e aut aut, non condivisi dall’una o dall’altra parte. Le tensioni avrebbero toccato la possibilità di dimissioni prima del prossimo Consiglio, fissato al 7 marzo dal presidente dell’Assise, Micone. Di chi? Di Pallante e Niro, assessori ed eletti in quota – rispettivamente – Fratelli d’Italia e Popolari per l’Italia, ossia i due partiti di cui fanno parte Di Sandro e Tedeschi. I due esponenti di giunta, dimettendosi, siederebbero nuovamente in Consiglio, rispedendo ancora una volta i due “surrogati” fuori da Palazzo D’Aimmo. Una imposizione di Toma o una minaccia da parte degli assessori, dunque? La guerra intestina al centrodestra, in questo momento, rischia di lasciare strascichi in ogni caso e a prescindere dalla prossima mossa. Fra le indiscrezioni spunta anche la minaccia di dimissioni dello stesso Toma, che probabilmente non sarà ricandidato. Ma a quel punto a chi conviene cosa? Ognuno sembra avere il coltello dalla parte del manico ma ci sarebbe comunque l’interesse medesimo ad arrivare a fine mandato. Anche al fine – probabilmente – di costruire meglio la propria campagna elettorale in vista delle elezioni di giungo, su cui va aggiuta una postilla non indifferente. La fissazione della data oltre la scadenza del mandato firmata con decreto da Toma avrebbe accentuato i malumori, e non soltanto in ambito regionale. La possibilità dunque che più di qualcuno costringa a staccare la spina prima del tempo è, ancora una volta, dietro l’angolo. Ma, ancora una volta, potrebbe trattarsi solo di un’ombra che, girando i tacchi, torni nel buio.

Exit mobile version