Aprono piazza di spaccio ‘domestica’ appena usciti dal carcere, condannata famiglia di pusher: pene fino a 7 anni

Il gip del Tribunale di Isernia, all’esito del giudizio abbreviato richiesto dalla difesa, ha condannato quattro persone facenti parte il medesimo nucleo familiare di Venafro accusate dalla Procura della Repubblica di Isernia di aver gestito dal 2019 sino almeno al mese di gennaio 2022 una vera e propria piazza di spaccio domestica a Venafro.
I quattro soggetti, P.S., A.S., G.S, M.S., rispettivamente padre, madre e due figli, erano stati già destinatari della misura cautelare della custodia cautelare in carcere nel mese di maggio 2022 e da quella data sono stati detenuti in carcere.
La decisione del giudice è risultata conforme alla richiesta avanzata dalla Procura che aveva richiesto per tutti gli imputati la condanna alla pena di sette anni di reclusione, oltre multa: tale è stata la condanna irrogata nei confronti degli imputati, ad eccezione del padre il quale, scarcerato nel maggio 2021, aveva concorso solo a parte dei reati contestati: nei suoi confronti è stata quindi erogata la pena di sei anni e dieci mesi di reclusione oltre multa.
Tre degli imputati oggi condannati erano stati già tratti in arresto in esecuzione di una ordinanza cautelare richiesta e ottenuta dalla Procura nell’anno 2018 per analoghi fatti di reato: i medesimi, condannati nell’anno 2020 sempre a seguito di giudizio abbreviato, videro ridurre significativamente la pena loro irrogata dal gip di Isernia da parte del giudice di appello di Campobasso il quale ritenne le loro condotte sussumibili nella fattispecie di spaccio di lieve entità, determinando il loro ritorno anticipato alla libertà.
Nonostante le condanne già ricevute e le pene scontate gli imputati, difatti, all’uscita dal carcere non hanno esitato a riprende le proprie condotte delittuose, costituenti un vero e proprio business familiare.
La decisione del giudice di primo grado è di particolare interesse pubblico perché, ritenendo fondata l’ipotesi accusatoria della Procura della Repubblica, basata su lunghe indagini effettuate dalla Squadra Mobile della Questura di Isernia e coordinate dal medesimo Ufficio, consente di prolungare gli effetti positivi dell’azione dello Stato diretta a contrastare nella provincia di Isernia lo spaccio di sostanze stupefacenti che vede i giovani tra le “vittime” di un’attività distruttiva del futuro degli stessi giovani.
L’attuale condanna sarà verosimilmente sottoposta ancora una volta al vaglio della Corte d’Appello di Campobasso, dinanzi alla quale la difesa potrà far valere le ragioni in favore degli imputati per i quali, seppure ancora detenuti in stato di custodia cautelare,
vale la garanzia costituzionale della presunzione di non colpevolezza fino all’eventuale condanna definitiva.

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