Vent’anni di ingiurie e violenze subite tra le mura domestiche, ora il marito deve lasciare casa su ordine del giudice

I Carabinieri hanno eseguito una misura cautelare di allontanamento a carico di un 57enne che non potrà avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie

I Carabinieri della Stazione di Montagano nelle scorse ore hanno dato esecuzione ad una ordinanza di misura cautelare di allontanamento dalla casa familiare con obbligo contestuale di abbandonare l’abitazione, di non farvi rientro e di non accedervi senza autorizzazione, oltre che di non avvicinarsi alla vittima e ai posti dalla stessa frequentati, compreso il luogo di lavoro, mantenendosi ad una distanza di almeno 500 metri. Il provvedimento è stato firmato dal gip del Tribunale di Campobasso, su ordine della locale Procura della Repubblica, a carico di un 57enne, indagato per maltrattamenti e percosse ai danni della moglie. Dalla ricostruzione dei militari, da oltre 20 anni l’uomo, accecato da morbosa gelosia, avrebbe sottoposto la compagna a episodi pressoché quotidiani di ingiurie e percosse, vessazioni continue, nell’ambito di un clima domestico di assoggettamento, paura e controllo pervasivo, mediante condotte sistematicamente ingiuriose, violente e intimidatorie. Di recente l’ennesimo episodio, un’aggressione fisica con pugni al corpo e al volto della donna al termine di un acceso diverbio, al punto che lei è stata costretta a fuggire da casa, cercando rifugio presso i vicini. Nel medesimo contesto proprio l’uomo aveva segnalato ai Carabinieri l’allontanamento della moglie, facendo scattare il piano provinciale di ricerca di persone scomparse. Una volta rintracciata quest’ultima è venuto fuori il quadro della situazione. Il silenzio della malcapitata era mirato a preservare il buon nome della famiglia e il marito dalle conseguenze delle sue azioni, restando incastrata in un dramma psicologico e sentimentale contrastante, oltre che in quella che può apparire come una sorta di retaggio culturale. Nella ricostruzione della vicenda è emerso anche come i colleghi, o almeno una parte di loro, avessero percepito le violenze a cui la donna fosse sottoposta, per via della presenza talvolta di graffi ed ecchimosi sul corpo della donna. Se abbiano provato a parlarle per convincerla a denunciare o se abbiano fatto finta di niente non è dato sapere. A tal riguardo è importante ricordare come con la nuova normativa su reati che oggi rientrano nel cosiddetto Codice Rosso è possibile segnalare episodi “sospetti” anche se non è la vittima a presentare denuncia.

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