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Home»1. Categorie news»Attualità»Bankitalia: l’economia del Molise cresce ma a rilento. Occupazione segnata da calo demografico. Pesa l’inflazione

Bankitalia: l’economia del Molise cresce ma a rilento. Occupazione segnata da calo demografico. Pesa l’inflazione

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Di MoliseTabloid il 14 Giugno 2023 Attualità, In Primo Piano

Una economia, quella molisana, che continua a crescere dopo la crisi pandemica ma a rilento, attestandosi agli ultimi posti in Italia. Il dato, seppur caratterizzato dal segno più, resta ancora inferiore al periodo pre-Covid. Sale anche l’occupazione ma anche in questo caso il dato è inferiore al 2019 ed è condizionato dal continuo calo demografico. L’inflazione pesa sul potere d’acquisto delle famiglie molisane, che si è indebolito. E’ l’industria quella che ha subito le maggiori conseguenze dei rincari energetici mentre altri settori resistono. I dati, che fanno parte dell’ultimo rapporto 2022 della Banca d’Italia, sono stati presentati e approfonditi oggi a Campobasso.

Il quadro macroeconomico
Nel 2022 è proseguita la ripresa dell’attività economica in Molise dopo la forte flessione dovuta alla crisi pandemica, ma con un’intensità ancora inferiore rispetto all’Italia. La crescita, in attenuazione come nel resto del Paese, è stata sostenuta dall’espansione della domanda interna mentre si sono ridotte le vendite all’estero, soprattutto quelle dell’industria automobilistica. Le tensioni sui mercati delle materie prime e dei semilavorati, iniziate nel 2021 e acuite dallo scoppio del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022, hanno comportato anche in Molise un significativo aumento dei costi di produzione e dei prezzi al consumo; i conseguenti interventi di restrizione monetaria si sono tradotti, anche in regione, in un rapido incremento del costo del credito per imprese e famiglie. Negli ultimi mesi dell’anno le quotazioni dei beni energetici sono tornate a diminuire ma su valori ancora superiori a quelli pre-pandemici. Secondo nostre stime, nel 2022 l’attività economica è cresciuta in Molise del 3,1 per cento e del 3,4 nel Mezzogiorno, a fronte dell’aumento del 3,7 per cento indicato dall’Istat per l’Italia. Rispetto al livello del 2019, precedente la crisi pandemica, il prodotto regionale risulta ancora inferiore dell’1,5 per cento, a fronte del pieno recupero rilevato per il Paese e per l’insieme delle regioni meridionali.

Le imprese
Il rallentamento della crescita produttiva è riconducibile principalmente al settore industriale, maggiormente colpito dai rincari energetici. Tra le aziende dell’industria con sede in regione rilevate dall’indagine della Banca d’Italia, le indicazioni di crescita del fatturato hanno continuato a prevalere su quelle di calo ma in misura inferiore rispetto all’anno precedente; anche per la spesa per investimenti sono emersi segnali di un rallentamento dell’espansione. Nel settore delle costruzioni i livelli di attività sono ancora sensibilmente cresciuti, su valori ampiamente superiori a quelli precedenti la pandemia, favoriti dal sostegno degli incentivi fiscali, a cui si aggiungerebbero nelle prospettive a breve termine gli effetti dell’attuazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Nell’ambito dei servizi privati, il commercio ha beneficiato dell’ulteriore incremento dei consumi, seppure frenato dall’inflazione, mentre il turismo ha registrato una lieve flessione delle presenze nelle strutture ricettive ma su livelli ancora superiori a quelli precedenti la pandemia. I risultati reddituali delle imprese, nonostante gli effetti dei forti rincari energetici, sono rimasti nel complesso positivi, anche grazie al contestuale aumento dei prezzi di vendita. Le condizioni di liquidità sono rimaste ancora ampiamente favorevoli, pur continuando a convergere verso i livelli precedenti la pandemia. Nonostante l’aumento dei tassi di interesse, la crescita del credito è proseguita, favorita dall’ulteriore espansione degli investimenti.

Il mercato del lavoro e le famiglie
Nel 2022 sono tornati a crescere gli occupati e la popolazione attiva, rimanendo tuttavia su livelli inferiori a quelli precedenti la crisi pandemica, anche per effetto del persistente calo demografico della regione; la crescita occupazionale si è concentrata nella componente femminile e in quella alle dipendenze. Nel settore privato non agricolo l’aumento del lavoro dipendente è stato sostenuto quasi interamente dalle forme contrattuali a tempo indeterminato, anche grazie alla trasformazione dei numerosi contratti a termine attivati nell’anno precedente. Le richieste di ammortizzatori sociali si sono ancora ridotte, pur rimanendo elevate nel confronto storico, anche per via del consistente contributo del settore dei mezzi di trasporto e delle aziende industriali a elevata intensità di consumi energetici. La ripresa dell’occupazione ha sostenuto la dinamica dei redditi nominali delle famiglie ma il forte aumento dei prezzi ha determinato una riduzione del potere di acquisto, soprattutto per i nuclei familiari più deboli. La spesa ha continuato comunque a crescere, accompagnata dall’ulteriore espansione del credito al consumo principalmente nella componente non finalizzata. Gli acquisti di immobili residenziali, ancora in aumento nel complesso del 2022, hanno iniziato a ridursi nel secondo semestre analogamente alle erogazioni di nuovi mutui, condizionate dal rapido aumento dei tassi di interesse; i rischi finanziari connessi con l’aumento degli oneri sui mutui in essere appaiono contenuti, sia per il basso ricorso delle famiglie molisane a questi finanziamenti sia per la quota ridotta di mutui a tassi indicizzati sul totale.

Il mercato del credito
Nel 2022 è proseguito come nel resto del Paese il ridimensionamento della rete di sportelli bancari e della sua estensione geografica, parallelamente alla crescita della disponibilità e dell’utilizzo dei canali di accesso online da parte della clientela; questi ultimi, insieme alla diffusa presenza di sportelli postali sul territorio regionale, favoriscono l’accessibilità ai servizi finanziari per le famiglie. La crescita del credito in regione è proseguita in misura sostenuta, soprattutto nella componente destinata al settore produttivo. Gli indicatori della qualità del credito hanno mostrato per l’insieme della clientela un moderato miglioramento. I depositi di famiglie e imprese hanno fortemente rallentato, soprattutto per la componente a vista, mentre ha ripreso a crescere il valore dei titoli a custodia presso le banche.

La finanza pubblica decentrata
La spesa corrente primaria delle Amministrazioni locali è tornata a crescere dopo la flessione del 2021. Alla ripresa hanno contribuito le spese per l’acquisto di beni e servizi, su cui hanno influito anche i rincari energetici; sono invece diminuiti i trasferimenti a famiglie e imprese, con il venir meno di parte dei sostegni disposti come risposta alla crisi pandemica. La spesa in conto capitale è sensibilmente cresciuta, sospinta dall’espansione degli investimenti; tra il 2023 e il 2026 le risorse assegnate dal PNRR, se integralmente spese, potranno fornire un significativo contributo al loro incremento. Le entrate non finanziarie correnti sono cresciute per tutte le categorie degli enti territoriali molisani, attestandosi nel complesso su un livello pro capite superiore alla media delle Regioni a statuto ordinario.

(foto Ansa)

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