“Vogliamo chiarire che il contenuto dell’articolo pubblicato non era mirato esclusivamente a una singola azienda, ma riguardava l’intero settore del trasporto pubblico locale. È tuttavia legittimo domandarsi se la reazione della SATI non sia indicativa di una “coda di paglia”.”
E’ la controreplica dei sindacati del trasporto pubblico locale alla Sati, che in una nota aveva respinto le accuse dei rappresentanti dei lavoratori, affermando di aver sempre rispettato la normativa e i programmi della Regione.
“È indubbio che i cittadini, ossia l’utenza, siano la vera parte debole del settore. Queste persone dipendono dal trasporto pubblico per necessità fondamentali come il lavoro, lo studio, la famiglia e la salute. Tuttavia, non si può garantire un servizio di trasporto pubblico violando le norme del Codice della Strada: sarebbe un ossimoro, poiché ciò comprometterebbe la sicurezza degli utenti. È più importante garantire il trasporto delle persone o la loro incolumità?
Non dimentichiamo che molti disservizi sono legati a scelte aziendali discutibili. Tra queste, spicca l’ostinazione dell’azienda nel non voler individuare soluzioni per le fermate, in modo da sollevare gli autisti da responsabilità per eventuali risarcimenti danni a terzi in caso di incidente. Risulta evidente che è più comodo per l’azienda garantire il servizio costringendo gli autisti a violare la legge, dato che sono gli unici a rischiare conseguenze penali in caso di incidenti gravi. Sanzionare gli autisti per spingerli a comportamenti illeciti è un atteggiamento pericoloso, che mette a rischio la vita dei passeggeri e compromette la salute psicofisica dei lavoratori.
Pensiamo, ad esempio, ai passeggeri obbligati a scendere al buio di notte presso fermate sulla Bifernina prive di illuminazione, strisce pedonali e segnaletica adeguata: una situazione che rappresenta un pericolo concreto e inaccettabile.
Infine, accusare i sindacati di attacchi infondati e continui danneggia ulteriormente un dialogo già precario. Non sono certo i sindacati a ledere l’onorabilità e l’immagine dell’azienda. A farlo, purtroppo, sono i fatti documentati, come dimostrano gli incidenti che hanno coinvolto l’azienda negli ultimi mesi:
• 21 ottobre 2024 – San Felice del Molise: Un autobus SATI prende fuoco dopo aver trasportato studenti.
• 22 ottobre 2024 – Termoli: Un autobus SATI, con studenti a bordo, subisce un guasto ai freni e si schianta contro il muretto del santuario della Madonna delle Grazie. A peggiorare la situazione, è emerso da un nostro controllo che l’autista non era in regola con i riposi obbligatori, una grave violazione che contraddice l’affermazione della SATI di “operare nel pieno rispetto della normativa di settore”.
• 26 dicembre 2024 – Campobasso: Un autobus SATI del servizio urbano perde una ruota durante il servizio, un episodio emblematico delle condizioni di usura dei mezzi e della necessità di rinnovare il parco veicoli.
• 4 gennaio 2025 – Bifernina: Un passeggero scende da un autobus SATI presso una fermata non a norma con il Codice della Strada, cade rovinosamente a terra e riporta gravi ferite. Questo incidente evidenzia le criticità delle fermate, spesso in condizioni che mettono a rischio l’incolumità dei passeggeri.
Questi sono solo alcuni degli episodi più recenti che sottolineano la necessità di interventi urgenti per garantire sicurezza e qualità nel servizio di trasporto pubblico. In definitiva, l’azienda dovrebbe chiedersi: è lecito fermare in curve, intersezioni o banchine? Se sì, allora occorre riformare il Codice della Strada. Se no, avrebbe dovuto prendere atto della situazione e cercare soluzioni adeguate. Di certo non può scaricare la responsabilità sui dipendenti.
Se l’azienda desidera davvero tutelare la propria immagine, dovrebbe iniziare migliorando la sicurezza, le condizioni di lavoro degli autisti e il servizio offerto ai cittadini, invece di accusare altri per problemi che sono, prima di tutto, interni.”
mercoledì 26 Novembre 2025 - 12:54:20 PM
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