Sabato 26 luglio, a Castelbottaccio, si terrà una cerimonia ufficiale in ricordo di Irene Pepe, protagonista di un episodio cruciale durante la Seconda Guerra Mondiale. L’iniziativa, promossa dal Comune di Castelbottaccio, si articolerà in due momenti centrali: alle ore 18:00 l’intitolazione di un viale in onore di Irene Pepe nei pressi della chiesa di San Oto, e successivamente, alle ore 18:30 presso la Casa Comunale, un convegno con la partecipazione di storici e studiosi del territorio.
Interverranno, dopo i saluti istituzionali del Sindaco Mario Disertore, il Prof. Fabrizio Nocera, docente di Storia presso l’Università degli Studi del Molise, il Dott. Antonio Salvatore, ricercatore di Storia Contemporanea presso lo stesso ateneo, e il giornalista e docente Paolo Giordano, in rappresentanza dell’Università della Terza Età e del Tempo Libero. A moderare l’incontro sarà Annamaria Zampino, nipote di Irene Pepe.
Il Prof. Nocera e il Dott. Salvatore faranno un excursus storico sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla situazione in Molise, offrendo spunti di riflessione sul contesto in cui si inserisce la vicenda. Il giornalista Mario Giordano, che si è già occupato della storia di Irene Pepe nei suoi lavori, interverrà con un approfondimento specifico ricostruendo l’accaduto.
La storia di Irene Pepe, donna coraggiosa e madre di sei figli, è legata a un evento avvenuto nel 1943, quando Castelbottaccio, un piccolo paese del Molise, rischiò di essere teatro di una feroce rappresaglia da parte dell’esercito tedesco. Nel corso della ritirata tedesca, Irene si distinse per il suo intervento a favore di un giovane portaordini. Minacciato di morte da soldati italiani sbandati che si trovavano a Castelbottaccio, lo portarono in una zona del paese chiamata “San Oto” per fucilarlo. Fu allora che Irene Pepe, avuta notizia dei fatti, si diresse sul posto radunando molte altre donne del paese, per strappare il giovane da morte certa ed evitare una rivalsa sulla popolazione del paese da parte dei tedeschi.
Tuttavia l’atto eroico di Irene Pepe rischiò di essere ripagato da una ingiusta ricompensa. Durante la ritirata, Fernando, figlio di Irene 15enne e di corporatura robusta, stava per essere requisito dai tedeschi ma, fortunatamente, un passante che parlava tedesco spiegò all’ufficiale di chi fosse figlio e, in segno di ringraziamento per aver salvato la vita al portaordini, il militare lasciò libero Fernando.
Il gesto di Irene Pepe, rimasto a lungo avvolto nella dimensione del racconto orale, ha ritrovato oggi piena luce grazie alla curiosità della nipote Annamaria e alle ricerche condotte dagli studi degli esperti coinvolti.
La frase incisa sulla sua lapide – “Benedetta da un popolo intero, sarà rimpianta da tutti” – è diventata il punto di partenza per un lavoro di riscoperta storica che, da vicenda personale, si è trasformato in patrimonio collettivo. La cerimonia del 26 luglio rappresenta l’occasione per riflettere sul valore della memoria, sulla forza civile di chi seppe opporsi alla violenza con il solo coraggio della parola e della presenza.
domenica 20 Luglio 2025 - 12:19:33 AM
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