Quasi 70 anni fa 7 molisani morirono in una delle più grandi stragi sul lavoro dal secondo dopoguerra. Era l’8 agosto 1956 quando nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle un grande incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica e sviluppandosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani, che furono successivamente insigniti dal Presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, con La Stella al Merito del Lavoro alla Memoria. Le 7 vittime molisane rispondevano ai nomi di Felice Casciato di Sant’Angelo del Pesco, Francesco Cicora di San Giuliano di Puglia, Francesco Granata di Ferrazzano, Michele Granata di Ferrazzano, Michele Moliterno di Ferrazzano, Pasquale Nardacchione di San Giuliano del Sannio e Liberato Palmieri di Busso. L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’Unesco.
Il presidente della Regione, Roberti: “Nessun obiettivo produttivo può valere più della vita”
“Oggi, nel giorno della memoria della strage di Marcinelle, il Molise si stringe nel ricordo commosso di tutte le vittime di quella tragedia, e in particolare dei sette nostri corregionali che persero la vita l’8 agosto 1956 nelle profondità della miniera Bois du Cazier.
Quella pagina dolorosa della nostra storia non riguarda soltanto il Belgio e l’Italia, ma parla della condizione di migliaia di lavoratori italiani costretti, negli anni del dopoguerra, a lasciare le proprie case e affetti per cercare all’estero il sostentamento per le famiglie. I minatori di Marcinelle rappresentano il simbolo di un sacrificio silenzioso, fatto di fatica, speranza e dignità.
Il ricordo di quelle vite spezzate deve essere per noi un monito e un impegno: continuare a difendere i diritti dei lavoratori e a garantire, in ogni settore e in ogni luogo, il rispetto delle norme e della cultura della sicurezza sul lavoro. Nessun obiettivo produttivo può mai valere più della vita e dell’incolumità di chi lavora.”