Si è svolta oggi a Monaco di Baviera la quarta edizione della Conferenza dell’Alleanza delle Regioni Automobilistiche, un importante momento di confronto durante il quale l’assessore regionale alle Attività Produttive, Andrea Di Lucente, con parole forti e dati alla mano, ha denunciato la drammatica situazione dello stabilimento Stellantis di Termoli e ha lanciato un chiaro appello alle istituzioni europee e alle altre regioni presenti per un cambio di passo, politiche industriali comuni e strumenti straordinari per evitare un’ulteriore disuguaglianza tra territori.
Nel suo discorso (in basso) nessun giro di parole. Alla quarta Conferenza dell’Alleanza delle Regioni Automobilistiche, il Molise ha scelto di parlare chiaro.
Con dati concreti e toni inequivocabili, l’assessore ha messo in luce le disuguaglianze territoriali sempre più evidenti nei processi di riconversione industriale e ha ricordato che mentre altri stabilimenti Stellantis in Italia e in Europa ricevono investimenti e piani certi, a Termoli — uno dei poli strategici del sud Italia — si assiste allo smantellamento progressivo e al rischio imminente di una crisi occupazionale senza precedenti.
“È una bomba sociale pronta ad esplodere”, ha affermato, avvertendo che “se il Molise cade, se Termoli si spegne, non sarà solo un problema locale: sarà un precedente pericoloso per tutti”.
INTERVENTO INTEGRALE DELL’ASSESSORE ANDREA DI LUCENTE
“Se vogliamo essere un’alleanza dobbiamo esaltare lo spirito di coesione che è uno dei pilastri dell’unione.
Non possiamo non pensare che regioni come il Molise e il sud Italia in generale, non sono come la Baviera o la Navarra, serve una politica industriale comune e non solo risorse finanziarie; servono strumenti eccezionali, altrimenti i nuovi investimenti andranno sempre e solo dove le multinazionali troveranno convenienza e questo creerà solo povertà in alcune regioni e alcune nazioni.
Quando parliamo di “transizione industriale” o di “conversione ecologica”, dobbiamo sapere che dietro quelle parole ci sono territori reali, lavoratori veri, famiglie intere.
Il Molise oggi si trova sull’orlo del baratro, porto dati concreti sullo stabilimento di Termoli, uno dei pilastri industriali del Molise, dove la produzione del motore Fire è cessata definitivamente nello scorso giugno e dove Stellantis sta mantenendo attive solo linee limitate.
Si attende l’avvio del cambio EDCT per veicoli ibridi nel primo semestre 2026, che potrà impegnare al massimo 250–300 lavoratori — un flebile segnale positivo, ma chiaramente insufficiente.
Quanto alla Gigafactory per batterie EV, il piano è attualmente bloccato, per non dire svanito.
In Molise, lo stabilimento Stellantis di Termoli – un tempo simbolo di sviluppo – oggi è uno stabilimento in smantellamento e abbandono. Non uso mezzi termini: la situazione è la più grave in assoluto tra tutti i siti Stellantis in Italia. Oltre 1.700 posti di lavoro sono a rischio, e a catena, l’intero tessuto produttivo locale.
È una bomba sociale, pronta ad esplodere.
Tutte le altre regioni in cui insistono stabilimenti del gruppo Stellantis hanno ricevuto rassicurazioni, piani industriali, investimenti, o almeno impegni chiari. Tutte, tutte tranne il Molise.
Se andiamo avanti così, il Molise diventerà una terra di conquista, ma per chi?
Per chi arriverà dopo ad acquistare, a smontare o, peggio ancora, a speculare sul nostro futuro.
L’Alleanza delle Regioni Automobilistiche, se vuole avere senso, deve tutelare i territori, non solo rappresentarli.
Servono parole forti, ma soprattutto azioni mirate. E noi pretendiamo risultati concreti, da portare a casa, non dichiarazioni generiche.
La transizione energetica, verso l’elettrico e nuove forme di mobilità sostenibile, è una sfida che condividiamo e sosteniamo. Ma deve essere giusta, equilibrata e inclusiva: non possiamo permettere che interi territori restino indietro o che produzioni storiche vengano delocalizzate senza alternative valide.
Se il Molise cade, se Termoli si spegne, non sarà un problema solo nostro; sarà un precedente pericoloso anche per tutte le altre regioni presenti oggi in questa sala.
O ci si muove insieme, con forza, oppure tra qualche anno racconteremo storie di desertificazione industriale invece che di transizione giusta.
Ribadisco: se questa assemblea deve avere un senso, non può limitarsi a prendere atto dei problemi.
Deve dare soluzioni.
Deve indicare una via d’uscita, una luce in fondo al tunnel, capace di restituire speranza al territorio, ai lavoratori e alle loro famiglie.
Non siamo più disposti ad aspettare. Non siamo più disposti ad essere dimenticati. Non siamo più disposti ad essere lasciati indietro. Perché senza futuro industriale, non c’è futuro per le nostre comunità”.
mercoledì 10 Settembre 2025 - 06:45:11 PM
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