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Molise Tabloid
Home»Politica»Riorganizzazione rete ospedaliera, Fanelli: “Una privatizzazione mascherata”

Riorganizzazione rete ospedaliera, Fanelli: “Una privatizzazione mascherata”

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Di MoliseTabloid il 15 Settembre 2025 Politica
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“Di fronte alla beffa dell’aumento punitivo dell’Irpef per i cittadini molisani a fronte dello storico disavanzo della sanità molisana, ci troviamo di fronte a un bivio cruciale per il futuro di un settore che non trova pace e regole certe. La Regione Molise ha trasmesso ai Ministeri competenti la proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera per il triennio 2025-2027. L’obiettivo dichiarato è costruire un sistema sanitario più efficiente e ridurre la mobilità passiva, che ogni anno costa circa 70 milioni di euro”.
La riflessione è della capogruppo Pd in Consiglio regionale, Micaela Fanelli.
“Quella che ci è stata presentata come una “riorganizzazione” efficiente è, in realtà, l’ennesimo piano di smantellamento programmato, un atto di resa che tradisce i cittadini e penalizza l’intera rete ospedaliera pubblica per favorire il privato.
La riorganizzazione della rete ospedaliera molisana, firmata dal commissario Bonamico, non è un piano di rilancio, ma una resa. Con il pretesto di ridurre la mobilità passiva, che pure rappresenta un problema, si sta svendendo la sanità pubblica a una logica di mercato che penalizza i cittadini e il territorio.
Questa non è una riorganizzazione, ma una vera e propria privatizzazione mascherata. La Regione, invece di investire sul proprio patrimonio, si affida a un “comodato trentennale” per trasferire il Cardarelli nell’ex Cattolica. Si spacciano per geniali “investimenti” da 30-35 milioni di euro, ma si evitano i necessari lavori di adeguamento da 70 milioni. È un affare solo per chi guadagna, e non certo per chi ne ha bisogno. Dobbiamo essere chiari e onesti: questa riforma non mira a curare il Molise, ma a disperdere il patrimonio sanitario. Il piano si fonda su un modello che definirei “hub & spoke”, ma con una logica perversa. Mentre il Cardarelli di Campobasso viene promosso sulla carta a DEA di II livello, il suo stesso trasferimento in comodato trentennale nell’ex Cattolica, oggi Responsible Research Hospital (RRH), è una mossa che mina alle fondamenta la nostra sanità pubblica. Stiamo cedendo il cuore pulsante del nostro sistema a un privato, con il pretesto di risparmiare sui costi di adeguamento. Si presenta come un investimento, ma è un’alienazione. Allo stesso tempo, si svuotano i nostri ospedali pubblici delle specialistiche più redditizie. La Cardiochirurgia e la Neurochirurgia non saranno più patrimonio del pubblico, ma saranno affidate al RRH e al Neuromed. Le strutture di Villa Esther e Villa Maria rafforzano invece l’offerta in ortopedia, geriatria e medicina generale.
Questa non è integrazione, è una delegittimazione del nostro sistema pubblico, costretto a dipendere sempre più dal contributo dei privati accreditati. Ma la parte più grave di questa riforma sono i tagli brutali che colpiscono direttamente i cittadini e i presidi territoriali.
Guardie Mediche: Si propone una riduzione delle postazioni di continuità assistenziale da 43 a 13. Questa è una misura scellerata. Non è “razionalizzazione”, è una condanna per le aree interne e le zone rurali. Si lascia la popolazione, in particolare gli anziani, senza un presidio essenziale, mettendo a rischio la vita delle persone in caso di emergenza notturna.
Agnone declassata: L’ospedale “Caracciolo” viene brutalmente declassato a un semplice ospedale di comunità, con appena 20 posti letto. L’argomento della sua bassa produttività e dei costi non può giustificare l’abbandono di una vasta area disagiata. Un ospedale non è un’azienda, ma un servizio per la comunità.
Isernia a rischio: Il “Veneziale” di Isernia viene relegato a spoke, con la sua emodinamica definita “sottosoglia” e a rischio di chiusura. Questo significa privare un’intera provincia di un servizio cardiologico fondamentale, costringendo i pazienti a spostarsi per decine di chilometri.
Questa riforma è un piano scellerato che ci porta indietro nel tempo. Si parla di un sistema più efficiente, ma si ignorano le vere esigenze dei cittadini. Si sacrificano i nostri ospedali e i nostri servizi per un presunto guadagno economico, ma il costo umano sarà altissimo.
Per questo motivo non possiamo accettare questa proposta. Ci opporremo con forza, in aula e in ogni sede istituzionale, e chiedo a tutti coloro che credono nella sanità pubblica di unirsi in una rivendicazione universale senza primogeniture politiche.
Come capogruppo sentendo i colleghi, chiederemo di avviare una mobilitazione a partire dalla convocazione in audizione dei soggetti utili (non solo i Commissari, ma i vertici Asrem e Regione, nonché chi è informato dei numeri del disavanzo sanitario). Lo faremo da martedì 16 settembre, quando finalmente riprenderanno le sedute del Consiglio regionale con molti punti riguardanti la rete ictus che, secondo notizie stampa, avrebbe ricevuto il disco verde anche dalla direzione sanitaria dell’Asrem.
E lo faremo in ogni sede. Se serve, anche dei tribunali, così come ha fatto De Luca in Campania. E chiederemo a Roberti e alla sua maggioranza, a Della Porta e gli altri parlamentari che cosa ne pensano. Assessori e Consiglieri eletti anche con i voti di Agnone, dichiarando di difendere l’ospedale Caracciolo, ora cosa faranno? Spero che si uniscano a noi, ma ne dubito visto che finora è valsa solo la regola della ‘filiera prona’ ai voleri romani.
Tocca quindi a noi. Con partiti (il mio, il Partito Democratico, sono certa si mobiliterà), associazioni, sindacati, comitati. Dobbiamo lottare per una sanità che sia un diritto e non un privilegio, una sanità che serva tutti i molisani, senza distinzioni e senza compromessi. Una sanità pubblica efficiente che non impoverisca cittadini e imprese, una sanità universale, utile, sana, sostenibile.”

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