Si apre domenica 30 novembre alle ore 18,30 la nuova stagione di spettacoli del Teatro Savoia di Campobasso con “Macbeth”, una delle opere più intense e attuali di William Shakespeare, nell’innovativa regia e interpretazione di Daniele Pecci, prodotto dalla compagnia United Artists. Promossa dalla Fondazione Molise Cultura, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Molise e della Provincia di Campobasso, la stagione teatrale in abbonamento 2025/2026 (biglietti per i singoli spettacoli in vendita dalle ore 17 di domani 27 novembre presso il Botteghino del Teatro in Piazza Pepe, presso i punti vendita accreditati Ciaotickets e on line su Ciaotickets) ha riscosso ancora una volta il riscontro di un pubblico affezionato e fedele allo storico appuntamento con il teatro del capoluogo regionale che nel 2026 celebrerà i suoi primi 100 anni di attività.
Daniele Pecci, alla sua seconda prova shakespeariana dopo “Amleto”, affronta il testo non solo come un dramma storico di ambizione e regicidio, ma come una discesa psicologica nell’inconscio umano. Lo spettacolo promette di esplorare le devastanti conseguenze fisiche e mentali della sete di potere, temi di bruciante attualità. Daniele Pecci vestirà i panni del generale scozzese Macbeth, l’eroe di guerra corrotto dalle profezie e dall’ambizione. Al suo fianco, nel ruolo cruciale di spinta e guida verso la rovina, ci sarà Sandra Toffolatti nella parte di Lady Macbeth, la mente dietro l’omicidio di Re Duncan. La loro chimica in scena sarà il motore di questa spirale di follia e violenza che travolge ogni certezza morale e politica. Nelle note di regia, Pecci sottolinea la centralità del concetto di punto di non ritorno: “Ciò che è fatto, non si può disfare… Una volta entrati nel sangue bisogna per forza proseguire in una spirale omicidiaria. Il ‘viaggio’ non può che essere all’interno della mente, dell’inconscio, del sogno del protagonista.” La messa in scena si avvarrà di un impianto scenografico e visivo pensato per creare “desolate lande metafisiche, tramonti surreali di sangue, paesaggi distorti”, deformati dalla paranoia e dalla colpa, offrendo al pubblico una vera e propria indagine sulla natura omicida dell’uomo.
NOTE DI REGIA
“Ciò che è fatto, non si può disfare”, perché l’atto stabilisce un punto di non ritorno. Questo accade nel Macbeth: una volta entrati nel sangue bisogna per forza proseguire in una spirale omicidiaria che non può avere fine. È un incubo dal quale ci si vorrebbe svegliare, ma ad un certo punto diventa difficile districarsi fra stato di veglia e sonno. Nella più esoterica delle tragedie shakespeariane il “viaggio” non può che essere all’interno della mente, dell’inconscio, del sogno del protagonista. Desolate lande metafisiche, tramonti surreali di sangue, paesaggi distorti, deformati dal sogno, saranno il tentativo di un’indagine sulla natura omicida dell’uomo”.





