Il Primo Maggio non è una data storica, o almeno non solo. La Festa del Lavoro e dei Lavoratori è una giornata di riferimento per celebrare e ricordare ogni anno le dure conquiste ottenute tramite numerose battaglie al fine di rivendicare via via condizioni di lavoro dignitose e sempre più al passo con i nuovi cambiamenti sociali. Mentre oggi si combatte ancora per una serie di diritti, il Primo Maggio è diventato anche il diritto a lavorare, in un periodo storico segnato da forti cambiamenti che hanno contratto l’offerta da una parte e determinato un abuso di contratti a scadenza, con meno garanzie per il futuro e per una serie di minor opportunità conseguenziali (pensiamo all’accesso al credito).
Il Primo Maggio insomma è una data di riferimento per il riconoscimento di diritti, sempre in movimento e mai scontati; non solo quello di poter lavorare, ma anche di farlo in condizioni dignitose e sicure, con ore e compensi giusti (così come quello di riposare e di avere tempo per la propria famiglia, ad esempio, e comunque per una vita privata), tenendo conto delle varie situazioni straordinarie, dalla malattia alle ferie e al congedo parentale, che possono presentarsi nel corso dell’anno o dell’intera “carriera” lavorativa.
Il Primo Maggio non è passato ma presente e futuro, in un mondo pronto a fare passi indietro sul fronte dei diritti per le esigenze del mercato.
La storia.
Perché la scelta del 1 maggio? Il 1º maggio del 1886, in occasione del 19esimo anniversario dell’entrata in vigore della legge dell’Illinois sulle otto ore lavorative, fu deciso dalla Federation of Organized Trades and Labour Unions come il giorno di scadenza limite per estendere tale legge in tutto il territorio americano, pena l’astensione dal lavoro, con uno sciopero generale a oltranza.
In quel giorno, anche Chicago partecipò allo sciopero generale, in particolare la fabbrica di mietitrici McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento, sparò sui manifestanti, uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine, gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket Square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio, quando da una traversa fu lanciata una bomba che provocò la morte di sei poliziotti e il ferimento di una cinquantina. A quel punto la polizia sparò sui manifestanti. Nessuno ha mai saputo né il numero delle vittime né chi sia stato a lanciare la bomba. Fu il primo attentato alla dinamite nella storia degli Stati Uniti. Il tribunale avrebbe poi emesso sentenza di condanne a morte, ergastoli e reclusioni di molti anni.
In Italia, appena si diffuse la notizia dell’assassinio degli esponenti anarchici di Chicago nel 1888, il popolo livornese si rivoltò prima contro le navi statunitensi ancorate nel porto, e poi contro la Questura della stessa città, dove si diceva che si fosse rifugiato il console degli Stati Uniti. Nel 1919 la Fiom riuscirà a firmare con la Confederazione degli industriali un accordo per la riduzione d’orario a otto ore giornaliere e 48 settimanali (l’accordo prevedeva, tra l’altro, il riconoscimento delle Commissioni interne e la loro istituzione in ogni fabbrica; la nomina di una Commissione per il miglioramento della legislazione sociale e di un’altra per studiare la riforma delle paghe e del carovita).
La decisione in Europa in merito alla festività del 1º maggio, ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889, fu ratificata in Italia soltanto due anni dopo.
Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro”. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo.
Il messaggio del presidente della Regione
Il 1° maggio è l’occasione per celebrare il valore del lavoro, rinnovando l’impegno a tutela dei diritti di chi, col proprio lavoro, contribuisce ogni giorno alla crescita della nostra comunità.
Esprimo gratitudine a tutte le lavoratrici e i lavoratori del Molise; al contempo, oggi dobbiamo riflettere sulle difficoltà che molti affrontano, come la precarietà, la disoccupazione giovanile e il dramma degli incidenti sul lavoro. A loro va l’impegno della Regione Molise per promuovere politiche attive, sostenendo la formazione e riqualificazione professionale, ma anche rafforzando la cultura della sicurezza.
Il lavoro è un valore condiviso per costruire la società del presente e del domani.