Il caso del paziente dato per morto al Cardarelli nei giorni scorsi, con i familiari che avevano già avvertito parenti e amici e allertato l’agenzia di pompe funebri, salvo scoprire, una volta in ospedale, che il loro caro era ancora vivo, è finito anche sulla stampa nazionale. L’Asrem ha comunicato ieri di aver avviato una indagine interna per risalire alle cause di una simile comunicazione errata. Se dovessimo risalire ad un precedente nel capoluogo molisano, dovremmo spulciare gli archivi o fare leva sulla memoria dei residenti più “grandi” o anziani della città. Probabilmente se volessimo tornare indietro di decine di anni, ci sarebbe da riscoprire più di un caso di cosiddetta “morte apparente”. Negli archivi della cronaca nazionale ce n’è uno ancora più clamoroso, diverso rispetto a quello avvenuto alcuni giorni fa e certamente più grave, che lasciò forti dubbi nei familiari. Il 1° dicembre del 1964 “La Stampa” riportava un articolo avente questo titolo “Chiuso ancora vivo nella bara si sveglia e muore dalla paura”. L’episodio si sarebbe registrato a Campobasso, scriveva l’autore dell’articolo. La salma deposta nella camera ardente trovata graffiata e rivolta su un fianco. Stando al racconto, un 45enne era deceduto, secondo referto medico, per complicazioni post-operatorie a seguito di un intervento chirurgico all’ospedale Cardarelli. Dopo i funerali, la salma era stata trasportata al cimitero e collocata presso la camera mortuaria in attesa di sepoltura, ma i congiunti avrebbero successivamente rinvenuto il cadavere rivoltato su un fianco e col volto segnato da escoriazioni e graffi. Come se l’uomo si fosse improvvisamente risvegliato e fosse poi deceduto per collasso cardiaco. Il presunto caso di morte apparente ha portato all’avvio delle indagini dei Carabinieri che però, spiega l’articolo, hanno escluso l’errore medico. Un giallo che comunque ha lasciato qualche dubbio nei familiari e nella comunità.
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