Ha purtroppo un triste epilogo il ricovero del 60enne che era stato colto da infarto nel fine settimane durante la Carrese ad Ururi. L’uomo, Vincenzo Campofredano, non ce l’ha fatta. I medici nelle scorse ore hanno rilevato la morte cerebrale. Fatale quel malore accusato poco dopo la partenza, mentre era a cavallo, da cui poi è caduto. Probabilmente il cuore è rimasto fermo troppo tempo prima che il cavaliere del “Carro dei Giovani” venisse rianimato. In ospedale era arrivato già in condizioni critiche. La comunità piange una persona conosciuta da tutti, ben voluta, che da poco aveva compiuto 60 anni. Lascia moglie e tre figli.
“Profonda tristezza per la scomparsa di Vincenzo Campofredano, un dolore che oggi colpisce tutta la comunità di Ururi e tutti coloro che sono legati alla tradizione delle Carresi”. il commento del presidente della Regione, Roberti.
“La notizia della sua scomparsa ha spezzato il cuore di chi in questi giorni aveva sperato in un suo pronto recupero.
Vincenzo se n’è andato nel luogo e nel contesto che più amava: la Carrese, simbolo identitario di Ururi, a cui ha sempre preso parte con passione e orgoglio, in sella tra i Giovani, il suo gruppo, la sua gente, con un attaccamento alle tradizione della terra natìa, caratteristica tipica delle nostre comunità.
La Regione Molise si stringe attorno alla sua famiglia, agli amici, ai compagni di corsa e all’intera comunità di Ururi”.
Parole di dolore e cordoglio anche dall’avvocato e consigliere regionale Vittorino Facciolla.
“Quando muore un eroe si ferma il mondo.
Ed è vero!
E tu sei stato il più luminoso degli eroi.
È stato un onore essere tuo amico. Un onore ricevere e darti centinaia di abbracci.
Perché nel tuo essere speciale, nel tuo manifestare il piacere della vita, c’era l’esigenza di donare la tua fisicità, la tua forza, il tuo amore.
Non ho mai pianto come lo sto facendo per te, o forse lo feci quando morì un altro Vincenzo, un altro mito in vita. Non ho pianto cosi neppure per la morte di mio padre. Lui si che era a fine corsa, ma tu non lo eri affatto.
Tu eri nella parte più bella della vita, in quella nella quale avresti dovuto incassare la gioia dei ricordi, l’affetto dei tuoi piccoli discendenti, l’onore della tua storia.
Maggio era il mese nel quale inauguravano il caffè freddo di mamma, negli ultimi anni anche con Teo, Giuseppe e tuo fratello Vittorio.
Ora non so se lo faremo senza di te, ma sono invece certo che solo la morte mi separerà dal tuo ricordo.
Ti amo Cep, di un amore sconfinato”.
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