“Dopo una brevissima pausa estiva tocca anche a un umile sindacalista di provincia tornare a fare i conti con l’imbarazzante dilemma che si consuma vivendo la realtà quotidiana in una Regione come il Molise mentre contemporaneamente si è costretti ad ascoltare la riproposizione diffusa dalla becera propaganda”.
E’ la dura condanna di Paolo De Socio, segretario generale della Cgil Molise, con riferimento alle attuali vertenze regionali, con particolare riferimento alla situazione Stellantis e ai lavoratori della mensa del Responsible Research Hospital.
“Questi primi giorni di settembre, oltre a evidenziare un’insopportabile distrazione dei massimi vertici istituzionali verso i massacri di guerra, consegnano il quadro di mondi paralleli nei quali volti distesi e abbronzati di rappresentanti governativi a diversi livelli appaiono in versione narrativa e superficiale a magnificare i risultati delle azioni messe in campo (?) in uno dei periodi più complicati della storia; d’altro canto migliaia di lavoratori altrettanto abbronzati (piu’ per presidi permanenti che per vacanze…) ma con volti meno distesi raccontano delle paure legate allo spettro di licenziamenti più o meno annunciati. In questo contesto, tra i tanti, vanno citati casi emblematici anche per il Molise: il primo riguarda il Responsible Research Hospital rimbalzato sulle cronache locali per il licenziamento di 16 lavoratori del servizio mensa rimasti vittime anche del sistema paradossale di appalti, subappalti e cambi d’appalto che – è appena il caso di ricordarlo – la CGIL aveva messo in discussione promuovendo i Referendum dello scorso giugno; il secondo, più grave per impatto numerico, riguarda lo stabilimento Stellantis di Termoli, dove sono 1800 i lavoratori e le famiglie che vivono nell’incertezza determinata dalla crisi dell’automotive che sta attraversando diversi Paesi e che sta riguardando in maniera ancor più devastante quelli che manifestano ritardi di programmazione e di proposte sulle politiche industriali ed energetiche. Proprio questi casi emblematici devono indurre al ragionamento sui modelli sociali ed economici esasperanti che sono stati prodotti negli ultimi decenni: innanzitutto vanno fatte riflessioni sugli effetti determinati dall’affidamento di diritti costituzionali come il lavoro e la salute al libero mercato, al profitto e all’invasione dei privati. Effetti che vedono la sanità ridotta a logiche aziendali e sistemi di appalti e di proposte industriali incontrollate con la quasi totale assenza del Governo (…dei Governi…) nella determinazione di una politica sociale e produttiva in grado di tenere in debita considerazione la dignità delle persone e del lavoro e la sostenibilità del nostro sistema Paese. Nel caso della Stellantis, poi, si è raggiunto il paradosso della parte più perniciosa e pervicace del capitalismo moderno: lavoratori esasperati che fanno le stesse richieste dei padroni delle multinazionali ma per interessi evidentemente diversi. Arrivare oggi a chiedere il rinvio della transizione energetica gli uni per conservare un posto più o meno dignitoso di lavoro, gli altri per continuare a fare profitti e il proprio (porco!) comodo in investimenti di mercato e divisione degli utili d’azienda è la drammatica rappresentazione della degenerazione del diritto al lavoro ricondotto semplicemente a bisogno o peggio ancora a merce. La proposizione del Trumpismo assorbita da nani e ballerine della politica locale ha fatto saltare gli schemi della finanza responsabile e della giusta transizione. Nell’oblio dell’ignoranza condito di negazionismo, poco importa considerare che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e che i danni derivanti dall’intensificarsi di alluvioni, incendi e ondate di calore, oltre a morte e disperazione, hanno causato perdite economiche immediate e quantificabili pari a 320 miliardi di dollari. I Paesi che da decenni hanno investito in Ricerca e Innovazione anche per la transizione energetica sono diventati ultra competitivi con prodotti efficienti ed economici da proporre al mercato interno e a quello globale. Paesi come il nostro che insieme a buona parte dell’Europa hanno disatteso l’accordo di Parigi sulla transizione datato 2015 continuano a mettere la polvere sotto il tappeto e a proporre rinvii sui tempi della transizione non si capisce bene per fare cosa. Quando va bene si rassegnano alla conversione industriale ordinata da oltreoceano per la costruzione di armi di distruzione di massa. In queste circostanze è chiaro che la sproporzione degli interessi tra Capitale e Lavoro avrebbe bisogno della mediazione dello Stato e dei rapporti sociali e partenariali per riequilibrare, con strumenti adeguati, le fasi di proposta, di riconversione e di transizione dei processi produttivi. Continuare a fare annunci sulla aumento dell’occupazione senza considerare che aumenta il lavoro povero e precario, che diminuiscono le ore lavorate, diminuisce il potere di acquisto non fa bene al Paese e, soprattutto, non fa bene a cittadini e lavoratori. Continuare a fare annunci propagandistici e trionfalistici su un Italia che di made in Italy sta conservando solo il nome del Ministero mentre si registra, da diversi mesi, il crollo della produzione industriale e una crescita generale bassissima serve solo a mantenere a galla i comunicatori di Governo. L’Italia e il Molise hanno bisogno di visione, di concretezza e anche di serietà. Lavoratrici e lavoratori tra i tanti diritti hanno anche quello di conoscere la verità. Il tempo degli annunci è finito! I mondi paralleli tra realtà e propaganda stanno portando nodi al pettine che difficilmente saranno sbrigliati se non si mettono in campo azioni serie, concrete, immediate e possibilmente condivise che vanno ricondotte a una parola magica: PROGRAMMAZIONE. Voi che potete e che spesso lo ripetete, siete stati eletti dal popolo per adempiere al vostro dovere civico e istituzionale, battete un colpo se ci siete”.
mercoledì 10 Settembre 2025 - 10:57:34 PM
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