Simona Costanzo, giovane ricercatrice molisana del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, è partita per un periodo di lavoro presso il Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School di Boston. Grazie a una borsa di studio della Fondazione Umberto Veronesi, Costanzo sarà impegnata in un progetto particolarmente originale portato avanti dalla prestigiosa Università americana con la collaborazione di ricercatori provenienti da tutto il mondo. Si tratterà del primo studio di intervento sul consumo moderato di alcol, alla ricerca degli effetti che questa bevanda può avere sulla salute, sia in senso negativo che positivo. È da ricordare che l’alcol è ancora un tema controverso. Da un lato, diversi studi hanno mostrato come un consumo moderato abbia un effetto protettivo dalle patologie cardiovascolari e, più in generale, possa ridurre la mortalità. Dall’altro, Organizzazioni internazionali hanno recentemente raccomandato l’astensione totale dall’alcol come situazione ideale per la salute. “Attualmente – spiega la ricercatrice molisana, che aveva già ottenuto qualche anno fa il Dottorato di Ricerca (PhD) dall’Università olandese di Maastricht discutendo una tesi su alcol e salute – le nostre conoscenze sugli effetti dell’alcol bevuto in moderazione derivano solo da dati osservazionali, basati sul racconto che le persone studiate fanno delle loro abitudini, e su esperimenti in modelli animali. Quello che si sta avviando a Boston, invece, è un vero e proprio studio di intervento. Quindi i partecipanti verranno divisi in due gruppi: uno berrà quotidianamente durante i pasti un quantitativo moderato di alcol, l’equivalente di un bicchiere di vino o di birra, l’altro rimarrà completamente astemio. Questa impostazione, rigidamente controllata, ci permetterà di seguire le persone nel tempo e di verificare concretamente e in modo risolutivo gli effetti sulla loro salute”. Nel corso della sua permanenza a Boston, Simona Costanzo seguirà le fasi iniziali del progetto e realizzerà analisi epidemiologiche volte a guidarne l’avvio. “Simona – dice Giovanni de Gaetano, Direttore del Dipartimento – percorrerà una strada tipica per ogni buon ricercatore: andare a lavorare per un certo periodo di tempo all’estero. Ma questa non è una “fuga di cervelli”. Simona acquisirà esperienze e nuove competenze che metterà a disposizione della ricerca italiana quando tornerà qui al Neuromed”.
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