Dalla riattivazione della Transiberiana d’Italia alla creazione di una tratta ferroviaria interna che attraversi l’Alto Molise, incentivando il cicloescursionismo. Così Gianluca Di Lonardo, capogruppo di minoranza ‘Progetto Chiauci’, propone nuovi interventi, commentando la scadente offerta dei collegamenti su rotaia della regione. “Vivere in un piccolo centro non è mai stato facile, è anche vero però che a volte non pare vi siano agevolazioni affinché questo possa succedere. Prendiamo spunto dalla campagna della TGR Molise dedicata alla vita dei pendolari nella nostra regione per comprendere se sia davvero possibile viaggiare quotidianamente per raggiungere i luoghi di studio o di lavoro. Lasciamo Chiauci alla ricerca di un autobus verso Isernia, il primo della mattina parte dalla fermata antistante la posta, aperta ovviamente a giorni alterni, alle ore 7.15. Due fermate a Pescolanciano e poi raggiungiamo il capoluogo pentro alle ore 7.50. Sfortunatamente il treno Campobasso-Roma, già noto alle cronache pendolari molisane, parte dal binario 16 minuti prima: alle 6.44. Pazienza, non siamo stati fortunati. Il regionale 2351 arriverebbe in ogni caso a Roma Termini alle ore 8.53, un orario che poco si addice con chi va all’università oppure a lavoro. Ma il rientro non sarebbe certo più fortunato, infatti l’ultimo autobus riparte verso il borgo del “lago effimero” alle ore 18.00; questo vuol dire che è necessario lasciare la Capitale con il treno delle 14.35 perché in caso contrario si rimarrebbe appiedati, costretti a chiamare il parente di turno. Va leggermente meglio se si decide di raggiungere Campobasso, ma anche in questo caso è praticamente impossibile arrivare all’ombra del castello Monforte prima delle 8.35. E’ pure vero che Chiauci, come molti paesi dell’Alto Molise, poteva contare su di una ferrovia: all’epoca era “solo” la Sulmona-Carpinone ma in un passato nemmeno troppo remoto è stata soprattutto Pescara-Napoli. Oggi, sull’onda del giustificato successo della “Transiberiana d’Italia”, il treno storico che nel 2016 ha portato 20.000 viaggiatori nei nostri borghi d’Appennino grazie all’associazione Le rotaie e FondazioneFS, non è così assurdo che il trasporto pubblico locale prenda in considerazione la possibilità di riattivare almeno in parte questa linea, solamente sospesa dal servizio ordinario e oggetto quindi di manutenzione quotidiana costante tale da garantirne il servizio immediatamente. Un bel modo per festeggiare i 120 anni dalla sua nascita. Dopo la metropolitana leggera tra Campobasso, Bojano e Matrice viene automatico immaginare una “metropolitana di montagna” tra Isernia e l’Alto Molise, uno strumento che ben si integrerebbe con una politica di abbattimento del trasporto su gomma capace inoltre di convertire le antiche stazioni in centri polifunzionali, perfette per implementare l’intermodalità: bike sharing e “bike to work”, prevedendo il trasporto di biciclette a bordo, potrebbero aprire finalmente al cicloescursionismo nelle terre patrimonio Unesco della biodiversità e garantire inoltre quel welfare capace di arrestare lo spopolamento dei piccoli centri. Investire sulle politiche capaci di restituire un’ottima qualità della vita rendendo il fenomeno del pendolarismo meno stressante ridurrebbe inoltre i costi della sanità molisana, già provati dagli oltre 70 milioni di Euro l’anno spesi per infortuni in incidenti stradali, un terzo di questi proprio sulla fondovalle Trigno che collega l’ambito altomolisano a Isernia. Utopia? Forse no. Se la Regione Molise ha ritenuto vantaggioso costruire una metropolitana leggera in ottica di un nuovo piano del trasporto pubblico locale, ricucire lo strappo tra le aree interne e le sue cittadine più importanti non può che agevolare il processo di crescita della mobilità collettiva e di tutela, attraverso l’implementazione dei servizi, delle aree montane”.
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