Finzione o realtà, per la Bottega dell’Attore è… tutto normale

Tutto normale, o quasi. Difficile dirlo quando ad essere protagonisti sono gli attori, che forse meglio di tutti sanno camminare sul confine che divide la realtà dalla finzione. Ed è proprio su questo aspetto che si concentra la trama di ‘Varietà (tutto normale)’, interpretata dalla Compagnia teatrale ‘La Bottega dell’Attore’, rappresentazione organizzata dall’associazione ‘Vivi il Tuo Quartiere Colle dell’Orso’ in collaborazione con ‘Lavoro di Bottega Molise’, che ieri sera – ultimo spettacolo – è andata in scena nell’auditorium ‘Arturo Giovannitti’ dell’ex Gil di Campobasso. Marina De Simone (Armandina), Verdiana De Palma (Enrica), Carmine Cutone (Martino) e Giovanni Mazzuto (Marco) interpretano loro stessi, o meglio un altro ‘io’ che attraverso una commedia in due atti (autore Paolo Cappelloni, regia Rossella Menotti) analizza la vita, la personalità, tutto ciò che c’è dietro la maschera del palcoscenico, una maschera che spesso gli attori (ma anche gli uomini in generale) portano con sè nella vita reale. Non è un caso che le figure di William Shakespeare e Luigi Pirandello dominano la scenografia (curata da Francesco Cicatiello), raffigurati sulle pareti come quadri d’arredo, mentre la sedia ‘proibita’ sullo sfondo che diventa oggetto di ilarità, in quanto la signora Armandina non vuole che nessuno la tocchi, sarebbe stata utilizzata (nella finzione s’intende) per l’inscenamento del dramma ‘Sei personaggi in cerca d’autore’ di Pirandello. Infatti il cosiddetto metateatro, ossia il teatro che riflette su se stesso, rappresenta una delle colonne portanti dell’opera di Shakespeare mentre il concetto di ‘maschera’ è un clichè della poetica di Pirandello. I bravissimi attori della compagnia teatrale, insieme a Valeria Palladino che ha accompagnato e spezzato le scene con il suono della sua chitarra, hanno conquistato il pubblico, suscitando emozioni e risate. L’intera trama si svolge in un appartamento di Roma, dove la signora Armandina, proprietaria e apparente perbenista, in cerca di flirt amorosi per fuggire alla vita piatta di un “marito cavernicolo”, viene convinta da tre attori, prossimi ad uno spettacolo nella città capitolina, a concedere la divisione dell’affitto. Del copione dello spettacolo il pubblico conoscerà solo pochissimi dialoghi, il tempo per entrare ed uscire dalla dimensione della ‘finzione nella finzione’ cara al drammaturgo inglese. Come vuole la commedia, confronti e scontri, equivoci e colpi di scena, si alternano in questo ‘Varietà’, dove ognuno sembra nascondere un segreto che viene portato a galla nel concetto di normalità, accendendo i fari – dall’inizio fino alla fine – sull’omosessualità di due dei protagonisti, Enrica e Martino, contrapposta all’egocentrismo maschilista di Marco. Una piccola favola del nostro tempo, insomma, che sa prendere spunto da certi canoni tradizionali e dai giganti della storia teatrale.

 

 

 

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