Giudice sotto inchiesta per corruzione trasferito in Molise

L’ex giudice fallimentare del Tribunale di Latina Antonio Lollo, arrestato dalla Squadra Mobile il 20 marzo 2015 per corruzione nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dalle Procura di Latina e Perugia, sarebbe stato trasferito in Molise a seguito di due delibere del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria, l’organo omologo al Csm per la magistratura tributaria. Il via libera era arrivato già a dicembre scorso. La delibera 2750 stabiliva in primis la revoca della nomina a giudice in soprannumero dello stesso magistrato latinense, procedendo quindi al suo inserimento diretto nella Commissione tributaria del Molise con 5,75 punti. I giudici in soprannumero sono coloro in attesa di assegnazione della sede presso la quale svolgere il servizio, che non hanno partecipato ad alcuna procedura concorsuale né sono risultati vincitori nella sede prescelta. Lo scandalo del Tribunale di Latina coinvolse, oltre al giudice Lollo finito inizialmente in carcere e poi ai domiciliari (successivamente tornato in libertà), un cancelliere, un sottufficiale della Guardia di Finanza in servizio presso la polizia giudiziaria della Procura di Latina, due commercialisti e un imprenditore. I reati che vennero a vario titolo contestati vanno dalla corruzione alla concussione, all’induzione indebita a dare o promettere denaro od altra utilità, alla turbativa d’asta, al falso e alla rivelazione di segreto, nonché all’accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico aggravato dalla circostanza di rivestire la qualità di pubblico ufficiale. Secondo gli inquirenti, i consulenti nominati dal giudice nelle singole procedure concorsuali, abitualmente corrispondevano a quest’ultimo una percentuale dei compensi a loro liquidati dal giudice stesso. Soldi che sarebbero stati riciclati nell’acquisto di case, gioielli e altri beni al fine di farli sparire, come sarebbe venuto dalle intercettazioni dell’inchiesta. Un sistema oliato, che sarebbe stato promosso dallo stesso magistrato, che vedeva alla fine la “sterilizzazione” dei fondi delle società finite in concordato o fallimento, con un danno per i creditori.

(fonti latinaoggi.eu e ilfattoquotidiano.it)

Exit mobile version