Politiche di conciliazione, obiettivi: telelavoro e smart working

La Consigliera di Parità Giuditta Lembo soddisfatta della giornata di studio dal titolo “Politiche di conciliazione e welfare aziendale” che si è svolta a Roma il 13 luglio e che ha visto la presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, che si è congratulato con la Lembo dopo essere stato informato sui contenuti del workshop organizzato presso la sede del Parlamentino della Presidenza della Giunta regionale del Molise lo scorso 30 giugno e che ha avuto come temi centrali proprio l’occupazione giovanile e femminile, quest’ultimo tema collegato alla enorme difficoltà delle donne di riuscire a conciliarlo con la vita familiare e con il lavoro di cura. Durante l’incontro il Ministro ha anche spronato le Regioni e le aziende ad impegnarsi nello sperimentare modelli di lavoro agile e a divulgare eventuali buone prassi che avviino un cambiamento sia nel pubblico che nel privato caratterizzato da una nuova organizzazione del lavoro condivisa da lavoratori e da lavoratrici. “In questa direzione va la “Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, recante indirizzi per l’attuazione dei commi 1 e 2 dell’articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124 e linee guida contenenti regole inerenti all’organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti”, approvata il 1 giugno, in cui è riportato – precisa la Lembo – che le amministrazioni pubbliche, nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottino misure organizzative volte a: fissare obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro; sperimentare, anche al fine di tutelare le cure parentali, nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa, il cosiddetto lavoro agile o smart working. Le finalità sottese sono quelle dell’introduzione, di nuove modalità di organizzazione del lavoro basate sull’utilizzo della flessibilità lavorativa, sulla valutazione per obiettivi e la rilevazione dei bisogni del personale dipendente, anche alla luce delle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. A questo riguardo – prosegue la consigliera – assumono rilievo le politiche di ciascuna amministrazione in merito a: valorizzazione delle risorse umane e razionalizzazione delle risorse strumentali disponibili nell’ottica di una maggiore produttività ed efficienza; responsabilizzazione del personale dirigente e non; riprogettazione dello spazio di lavoro; promozione e più ampia diffusione dell’utilizzo delle tecnologie digitali; rafforzamento dei sistemi di misurazione e valutazione delle performance; agevolazione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Le misure da adottare devono permettere, entro tre anni, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi delle nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa, garantendo che i dipendenti che se ne avvalgono non subiscano penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera. L’adozione delle misure organizzative e il raggiungimento degli obiettivi descritti costituiscono oggetto di valutazione nell’ambito dei percorsi di misurazione della performance organizzativa e individuale all’interno delle amministrazioni pubbliche. Le amministrazioni dovranno verificare l’impatto delle misure organizzative adottate in tema di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti sull’efficacia e sull’efficienza dell’azione amministrativa, nonché sulla qualità dei servizi erogati. Nel contesto della promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, le amministrazioni pubbliche, nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, procedono a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell’infanzia e a organizzare, anche attraverso accordi con altre amministrazioni pubbliche, servizi di supporto alla genitorialità, aperti durante i periodi di chiusura scolastica. La Direttiva –afferma la Consigliera Lembo – costituisce un primo passo verso una nuova concezione del rapporto di lavoro che valuta la produttività del lavoratore e della lavoratrice, attraverso un’organizzazione del lavoro meno rigida e a misura delle esigenze della famiglia. Il mio impegno, in relazione al ruolo che svolgo – conclude la Lembo- andrà nella direzione di condividere con le altre istituzioni preposte all’applicazione della stessa, nonché con tutti gli stakeholder, azioni e progetti che vanno nella direzione dell’applicazione delle linee guida della stessa Direttiva, nonché nello stimolare anche nelle aziende private la volontà di un cambiamento nell’organizzazione del lavoro che metta al centro il benessere del lavoratore e della lavoratrice coniugato con il successo dell’azienda”.

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