Sabato 25 novembre dalle ore 9 si svolgerà presso la Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II” la Giornata Monotematica dell’Aneurisma dell’Aorta Addominale. L’evento è organizzato dall’Unità di Chirurgia Vascolare, coordinata dal dottor Pietro Modugno, che afferisce al Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, diretto dal dottor Carlo Maria De Filippo. L’aneurisma dell’aorta addominale è una dilatazione permanente di quest’arteria, che ne indebolisce la struttura, e la cui rottura causa almeno 6 mila morti in Italia. Più del 50% di chi ne è colpito non arriva neppure in ospedale e solo circa il 50-60% di chi è operato in urgenza riesce a salvarsi. Se invece si riesce a programmare un’operazione preventiva la mortalità cala drasticamente. Le cause dell’aneurisma dell’aorta addominale non sono chiare, ma questa malattia dei vasi arteriosi è più comune in chi soffre di arteriosclerosi. Come si effettua la diagnosi? In rari casi è possibile palpare al centro dell’addome una massa pulsante. Purtroppo, però, in oltre il 90% dei casi, non esistono campanelli d’allarme, fino a quando l’aneurisma è intatto. La comparsa di dolori addominali o disturbi legati a embolie periferiche, dovute al distacco di piccoli trombi dalla sacca aneurismatica, preludono a un’imminente rottura. Infine, quando il dolore diventa molto violento alla parte bassa della schiena e all’addome è possibile che la rottura stia avvenendo o sia già evidente, e quindi non c’è tempo da perdere, bisogna andare in ospedale immediatamente. Come si cura? Gli aneurismi dell’aorta addominale possono essere trattati con una terapia medica, basata sul controllo dell’ipertensione, dell’ipercolesterolemia e il monitoraggio ecografico ogni 6-12 mesi, quando sono di piccole dimensioni (meno di 5 cm), ma quelli con un diametro superiore o in rapido accrescimento devono essere trattati chirurgicamente, per prevenire la rottura. In linea generale il rischio di rottura è tanto più alto quanto è più grande l’aneurisma, ma ciò non significa che aneurismi piccoli non possano rompersi, soprattutto se hanno particolari caratteristiche morfologiche. Il rischio di rottura di un aneurisma con dimensioni comprese tra i 4 e i 5 centimetri si aggira intorno all’1% all’anno. Le attuali possibilità tecniche di correzione preventiva dell’aneurisma sono due: l’approccio chirurgico tradizionale a cielo aperto e il trattamento endovascolare, meno invasivo. Entrambi offrono ottimi risultati sia immediati sia a distanza. Sono, però, gravati da una certa mortalità operatoria, compresa tra 2-5% per la chirurgia aperta e tra lo 0,7-1,5% per la tecnica endovascolare. Nella scelta tra i due approcci si deve tener conto delle caratteristiche anatomiche dell’aneurisma, ma anche dell’età, delle condizioni di salute generale: ad esempio, una cardiopatia o un’insufficienza respiratoria associata, possono aggravare il rischio chirurgico e quindi la sua capacità di sopportare un’operazione più o meno invasiva. L’argomento verrà approfondito nel corso dell’convegno. Dopo l’indirizzo di saluto del Direttore Generale della Fondazione, Mario Zappia, e del Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Campobasso, Carolina De Vincenzo, terrà la Lettura Magistrale il Prof. Francesco Snider, uno dei maggiori esperti della patologie aneurismatiche dell’aorta addominale e toracica. Interverranno alcuni dei maggiori esperti del settore.
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