Cappotto 5 Stelle: 4-0. Il Molise rappresentato a Roma solo dai pentastellati

Ore 11.30. La lezione del Movimento 5 Stelle e dei suoi rappresentanti ai partiti e candidati concorrenti, in Molise (come nel resto del Mezzogiorno), è una doccia gelata per quella parte della politica che è stata protagonista e al potere nell’ultimo ventennio e che, seppure con qualche volto nuovo, continua a far pesare la sua presenza  nelle azioni e nelle proposte ad un elettorato ormai stufo di promesse. Il “5 a 0 e palla al centro” lanciato in maniera provocatoria da Michele Iorio alcuni giorni prima del voto per caricare i simpatizzanti del centrodestra si è rivelato un boomerang come nelle più classiche commedie televisive, dove le cosiddette “ultime parole famose”, a cui segue uno scenario opposto, talvolta superano i confini della finzione e finiscono sui titoli di giornale, e non solo quelli sportivi, considerando la battuta dell’ex governatore tipica del mondo del calcio. Il centrosinistra che orbita intorno al Pd fa molto peggio. I suoi candidati neanche ci arrivano ad un possibile confronto al fotofinish: la sconfitta è chiara e netta sin dall’inizio, simbolo di un malcontento sia a livello nazionale che a livello regionale. “Ci mettiamo la faccia, votate le persone e non i simboli”, avevano detto in uno degli incontro con stampa e cittadini. Ma evidentemente le facce non sono bastate ad invertire la rotta di una clamorosa debacle. I pentastellati invece rifilano un sonoro poker fra Camera e Senato: saranno loro a rappresentare la regione a Roma. Per quanto riguarda il quinto seggio, che sarà assegnato col proporzionale su calcolo nazionale, è ancora tutto da vedere.

Responso urne. Iorio – quando mancano una decina di sezioni da scrutinare – è fermo al 30% dei voti e guarda in alto il suo concorrente ‘grillino’ Luigi Di Marzio, ex direttore dell’ospedale Cardarelli di Campobasso, che sta ottenendo il 44,52%. L’ex governatore, che ha tentato il salto in Parlamento e che già guarda alle Regionali, salvo risolvere prima le sue rogne giudiziarie, è avanti solo in alcuni comuni, come nella sua Morrone o ad Agnone. Il volto nuovo, Di Marzio, risulta vincente, anche in quanto rappresentante di una sanità pubblica che è stata principale oggetto di questa campagna elettorale. In ombra il candidato del Pd Enrico Colavita, al 17,7%: l’ex presidente di Assindustria Molise paga il conto di un Partito Democratico che un pò in tutte le regioni è stato bocciato dalla maggioranza degli elettori.  Per il Rettore dell’Università Palmieri di Liberi e Uguali solo un 3,74%. Al Senato coi 5 Stelle entrerà anche Fabrizio Ortis. (guarda i dati del Senato qui). Dove ha sbancato il Movimento 5 Stelle è stato nell’uninominale alla Camera nel collegio di Campobasso: qui Antonio Federico quasi doppia la concorrente Aida Romagnuolo del centrodestra, che comunque mostra un altro dato interessante. Il partito di Salvini (di cui Romagnuolo è rappresentante) ottiene oltre l’8%, una percentuale non indifferente in una regione del Sud. Da registrare la fatica dell’attuale assessore regionale Vittorino Facciolla a farsi vedere nella competizione: per il candidato Pd il 19,06% è troppo poco per uno dei nomi di maggiore spicco dell’attuale politica regionale di centrosinistra, che non ha avuto conforto neanche nella sua roccaforte BassoMolise. (guarda i dati alla Camera su Campobasso qui) Il confronto più accesso è all’uninominale di Isernia, dove Rosa Alba Testamento soffia il posto a Mario Pietracupa, presidente della Fondazione Neuromed e con un passato a Palazzo D’Aimmo (all’epoca Palazzo Moffa). Nonostante la forte influenza dell’eurodeputato Aldo Patriciello, il candidato del centrodestra deve arrendersi alla prof a 5 Stelle. Delusione Danilo Leva, con Liberi Uguali, deputato uscente: per lui appena il 3,30 quando mancano poche sezioni da scrutinare. (guarda i dati alla Camera su Isernia qui)

Effetto Sud. Il Movimento 5 Stelle, oltre ad avere ottenuto un grande risultato a livello nazionale, circa il 32% dei voti sia alla Camera che al Senato, spadroneggia al Sud Italia. Il ‘cappotto’ non è solo in Molise ma anche in regioni molto più grandi come Sicilia e Puglia. I pentastellati in questi anni sono entrati nelle grazie dei meridionali soprattutto per la difesa di alcuni settori della cosa pubblica, come appunto la sanità, ma anche per il sostegno ad una parte del Paese e dell’Europa che dopo la grande crisi non è riuscita mai a riprendersi, o comunque a farlo a ritmi accettabili visto il gap – peraltro storico – con il Nord Italia. Non solo, quindi, un elettorato stufo di promesse ma anche bisognoso di azioni di rivalsa. E in Molise i 5 Stelle hanno aperto breccia nei vecchi partiti e nelle logiche talvolta clientelari fra creazione di situazioni nel tempo insostenibili e razionalizzazioni mal digerite.

Exit mobile version