Polpette avvelenate, fenomeno dilagante e bambini a rischio. Caccia ai balordi

Frammenti di vetro e pesticidi per uccidere gli animali

Si è tenuta stamattina la conferenza con gli organi di stampa sul delicato tema delle esche avvelenate. Il Comandante Provinciale di Isernia, Ten. Col. Gennaro Ventriglia, e il Ten. Col. Gianluca Grossi, comandante del Gruppo Carabinieri Forestale, con la preziosa collaborazione del dott. Addolorato Ruberto, dirigente dell’Istituto Zooprofilattico di Isernia, hanno illustrato la tematica sia sotto l’aspetto medico scientifico, sia relativo all’ambito preventivo/repressivo. La pratica dei bocconi avvelenati, leciti sino all’inizio degli anni settanta, sembra non riguardare più esclusivamente aree prettamente rurali ma comincia ad interessare anche zone abitate. Un uso illecito che sembrerebbe legato alla lotta al randagismo e alla odiosa competizione tra cercatori di tartufo tesa ad eliminare il cane maggiormente competitivo dell’avversario. Il dott. Ruberto, sulla base di alcuni casi pregressi oggetto di indagini, ha mostrato una serie di esche preconfezionate a base di carni intrise di metaldeide (un lumachicida facilmente reperibile in commercio) o altri pesticidi che fungono da veleno. L’esca che ha fatto più impressione e allo stesso tempo la più facile da realizzare è stata la polpetta al vetro, un piccolo fagotto di carne trita con all’interno scaglie di vetro che ingerite provocano emorragie interne multiple che non lasciano scampo allo sfortunato animale. I Carabinieri forestali combattono il fenomeno con l’impiego di unità cinofile antiveleno (inserite nell’ambito della Stazione Carabinieri di Frosolone) che esprimono circa 70 specifici servizi preventivi all’anno. L’orso marsicano sembrerebbe una delle vittime maggiormente a rischio, anche considerato l’esiguo numero di esemplari presenti. Si tratta infatti di 70 orsi pressoché tutti consanguinei e quindi geneticamente deboli, pertanto anche la morte di un solo esemplare può minare oltremodo il proseguo della specie. Gli autori della scellerata pratica rischiano l’arresto ex art. 674 c.p. sino ad un mese per l’apposizione delle esche, ma se l’insana condotta raggiunge il suo fine provocando la morte dell’animale, allora la pena sale ad un anno di reclusione ex art. 638 c.p. Il Ten. Col. Ventriglia ha invitato i cittadini a segnalare tempestivamente anche solo il semplice sospetto della presenza di esche avvelenate, chiamando il 112 o il 1515 ed attivando così le procedure del caso. Il Comandante Provinciale ha invitato a fare particolare attenzione nei parchi o aree frequentate da minori, proprio in considerazione del fatto che il fenomeno – al momento non ritenuto allarmante – ha iniziato ad interessare anche aree urbane.

 

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