Travestimenti, equivoci e battute in dialetto molisano: la compagnia di Civerra strappa risate al pubblico del Festival del Teatro Popolare

Il Festival Nazionale del Teatro Popolare e della Tradizione è uno degli appuntamenti cult dell’estate campobassana: ogni anno, infatti, richiama l’attenzione di tutta la città grazie alla qualità di spettacoli presentati. In seguito al grandissimo successo registrato negli scorsi mesi, anche la 86Cento – compagnia amatoriale di teatro ha avuto l’occasione di partecipare alla kermesse accogliendo, anche quest’anno, l’invito dell’associazione “Il nostro quartiere San Giovanni” che organizza da ventitré anni l’evento dedicato al teatro popolare. Nella serata di ieri giovedì 1 agosto la compagnia teatrale di Patrizia Civerra si è esibita con il suo ultimo lavoro, “Tre iuôrne ‘é tiémpe”, libero adattamento di “Signori, biglietti!” di Giovanni Rescigno, già andato in scena al Teatro Savoia di Campobasso il 22 maggio e il 3 giugno, registrando ben due sold out. La rappresentazione in dialetto molisano, grazie alla sua unicità e vivacità, è riuscita a coinvolgere il numeroso pubblico accorso per l’occasione che, sfiorando le 1500 presenze, ha apprezzato la grande energia di tutti gli attori i quali, con la loro spigliatezza, sono riusciti a calarsi perfettamente nei panni dei protagonisti della commedia donandole la giusta verve.

Patrizia Civerra e Giuseppe Santoro, presidente dell’Associazione pro Crociati e Trinitari per le Rievocazioni Storiche Molisane, al termine dello spettacolo non hanno nascosto la loro soddisfazione, congratulandosi con tutte le persone che hanno permesso la riuscita dello spettacolo tra attori e staff tecnico che, con costanza e dedizione, hanno lavorato per la riuscita della pièce. Una commedia che ha tenuto viva l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine, grazie ad una trama leggera, che inizia con i coniugi Ignazio e Concetta Provolone che attendono il ritorno dal viaggio di nozze della figlia Elvira con suo marito Eduardo. Il loro arrivo è preceduto da quello di don Carlino, ex spasimante della ragazza, appassionato di versi di poeti antichi che recita costantemente, in depressione a causa del mancato matrimonio con Elvira. Giunti a casa, i coniugi Provolone devono fare i conti con una brutta sorpresa che ha interessato i giovani sposi.

Durante la luna di miele il matrimonio non è stato consumato in quanto, mentre i due giovani erano in intimità nel loro scompartimento, irrompe bruscamente il controllore urlando “signori, biglietti!”. Questo episodio traumatizza Eduardo il quale, ogni volta che prova ad avvicinarsi alla moglie, si blocca poiché sente la voce del controllore. Una semplice frase che dà avvio alla vicenda in cui, a farla da padrona, sono vari personaggi che intervengono per risolvere il problema d’impotenza di Eduardo e per salvare il matrimonio che Concetta vuole mandare all’aria. A sbloccare la situazione ci pensa Saverio, amico della famiglia Provolone, che suggerisce al giovane sposo di incontrare una cocotte, nonché una pittrice, di nome Zezè. L’apice della vicenda si raggiunge nello studio della donna dove s’incontrano tutti gli amanti di Zezè (tra questi anche il padre di Elvira, Ignazio) per la gioia di Baldassarre, marito dell’artista, desideroso di cogliere sul fatto la moglie con uno dei suoi amanti. Gli intrighi, i travestimenti spesso mal riusciti, incontri, scontri e litigi creano una comicità unica che conduce lo spettatore nella tipica atmosfera della “pochade”: piacevole e licenziosa, priva di psicologia e caratterizzata da molte maschere.

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