Il principe Filiberto torna in Italia per gli italiani, malinconici campobassani espongono il Tricolore con lo stemma sabaudo

Ore 21. Sarà che l’annuncio fatto dal principe Emanuele Filiberto in un videomessaggio su Twitter (“I reali stanno tornando“) sia stato preso troppo sul serio, fatto sta che a Campobasso nelle scorse ore è spuntata una bandiera italiana con lo stemma sabaudo, emblema del Regno d’Italia fino al 1948, esposta a una finestra del palazzo – che ha il portone su piazza Falcone e Borsellino – sulla facciata di via Duca d’Aosta, ossia quasi di fronte all’ingresso di Villa de Capoa. Forse si tratta del gesto di qualche malinconico con aspirazioni monarchiche: in un periodo in cui gli accordi tra le forze politiche cambiano repentinamente, si passa da alleanze pentastellate oggi con la Lega, domani col Pd, e governi tecnici negli ultimi anni hanno giustificato anche patti fra centrodestra e centrosinistra, perché non richiamare persino i Savoia al potere? “È tempo di tornare a respirare la tranquillità, la fiducia e l’eleganza di cui abbiamo bisogno oggi più che mai“, ha detto l’erede dell’antica dinastia. “La Famiglia Reale si pone l’obiettivo di tutelare i cittadini per guardare al futuro con rinnovato ottimismo“. Certo, quella del principe Filiberto è stata una trovata pubblicitaria per promuovere la sua partecipazione a una trasmissione televisiva. Ma evidentemente è stata colta l’occasione, a Campobasso, per ribadire il proprio credo politico. Magari potrebbe costituire una provocazione legata al recente cambio di denominazione della vicina piazza, per anni intitolata ai Savoia e oggi dedicata ai giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, scelta che ha generato polemiche non solo fra alcuni cittadini contrari ma anche da parte di qualche amministratore. Che quella cerimonia non sia andata giù ai “malinconici” appare acclarato, ma l’esposizione di una bandiera “cancellata” oltre mezzo secolo fa dopo un referendum popolare che ha determinato la vittoria della Repubblica potrebbe suscitare, più che sorrisi, vero e proprio disappunto.

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