Pnalm, snobbato il progetto unitario di cinque sindaci molisani. Pronto referendum per uscire dal Parco

“I Sindaci del versante molisano del Pnalm scrivono al neo Presidente Cannata per sottoporre alla sua attenzione un progetto di rilancio delle nostre aree, documento frutto di ampia condivisione tra le parti, ma la risposta è deludente”. Lo afferma il consigliere regionale, Antonio Tedeschi, fattosi portavoce delle esigenze di un’area che da anni si sente totalmente trascurata. “Ho appreso con enorme stupore – continua – della totale chiusura da parte del Presidente del Pnalm circa l’attuazione di un’idea progettuale che restituisca dignità al versante molisano del Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise. Vorrei ricordare che il progetto in questione, nato dal confronto costante, è stato condiviso con entusiasmo dai cinque Sindaci dei Comuni molisani che fanno parte dell’area Parco. In stretta sinergia con le amministrazioni comunali di Rocchetta al Volturno, Scapoli, Castel San Vincenzo, Filignano e Pizzone, abbiamo infatti lavorato ad una strategia di rilancio per il bene dei territori e delle popolazioni che fanno parte di questa realtà. La realtà di un Ente “ precisa Tedeschi “ che percepisce circa 7 milioni di euro annui, risorse di cui sono rimaste ben poche tracce sul nostro territorio, a dispetto degli investimenti della Regione Molise per la realizzazione delle strutture museali esistenti. Musei che non possono essere efficacemente fruibili a causa di una cronica carenza di personale specializzato, per il quale si richiede, appunto, un intervento del Parco. Per questo, e per discutere a 360 gradi delle azioni da intraprendere per i nostri Comuni, ho inoltrato formale richiesta di incontro al vertice del Pnalm. Richiesta finora rimasta inascoltata mentre, nel frattempo, agli amministratori è pervenuta una sorta di chiusura all’idea progettuale sottoposta. Una “scorrettezza istituzionale” che non mi sarei mai aspettato, ma di fronte alla quale continuerò comunque a perseguire la strada del dialogo e della condivisione. Se questo non sarà possibile, la parola dovrà necessariamente passare ai cittadini, molti dei quali – conclude l’esponente dei Popolari – già pronti a costituire specifici comitati per la promozione di un “referendum” volto a testare la volontà delle popolazioni coinvolte a rimanere o ad uscire da una realtà che finora non ha garantito loro il giusto riconoscimento”.

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